Quando lo sport incontra l’antimafia: Laura Linares racconta il suo impegno per la Sicilia

Vincenzo Figlioli

Quando lo sport incontra l’antimafia: Laura Linares racconta il suo impegno per la Sicilia

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lunedì 07 Ottobre 2013 - 18:54

Agonismo, determinazione e (se va bene) qualche vittoria. Dagli sportivi non ci si aspetta molto di più. Anche perché,

Laura Linares

Laura Linares

quando si tenta di coinvolgerli in iniziative all’insegna della solidarietà e dell’impegno civile, l’impressione è che spesso le ragioni del marketing prevalgano sulla sincerità delle azioni. Il caso di Miccoli da questo punto di vista è esemplare: un giorno partecipa alla “Partita del Cuore” nel ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’indomani viene intercettato mentre parla con un boss palermitano, riservando allo stesso Falcone epiteti e insulti post mortem degni di un mafioso conclamato.

Ma mentre i giornali nazionali dedicano fiumi d’inchiostro alle vicende giudiziarie dell’ex capitano di Palermo, c’è un’atleta siciliana che con sincera convinzione ha da tempo legato il proprio percorso sportivo ed esistenziale al logo di Libera. Perché Laura Linares non è soltanto la velista più titolata al mondo a livello giovanile, erede designata della pluriiridata Alessandra Sensini. Ma è soprattutta una ragazza siciliana di 23 anni, che ha sempre respirato in famiglia i valori della lealtà nello sport e dell’impegno antimafia. Fino a decidere di mettere il proprio talento a disposizione di un territorio che nel mondo viene ancora tristemente associato a Cosa Nostra.

“Ho cominciato questo percorso grazie ai racconti dei miei genitori, a Libera, a Salvatore Inguì e Davide Piccione. Ma anche grazie a Giuseppe Linares, che ha avuto la gentilezza di rispondere alle mie domande. E ai film su Peppino Impastato e padre Puglisi o ai libri di Saviano. E’ un percorso tra lettura, arte e vita quotidiana che mi ha portato ad identificarmi con Libera, una rete di associazioni in cui ognuno può dare il proprio contributo, facendosi portatore di bellezza”. Il suo apporto alla causa dell’antimafia Laura Linares ha cominciato a darlo con sempre maggiore convinzione da qualche mese a questa parte. Inserendo anche il logo di Libera tra quelli che colorano la sua vela e decidendo di rendersi protagonista, lo scorso 2 aprile, di una traversata diversa dal solito, partendo da Marsala per raggiungere Pizzolungo con il proprio windsurf.

“Volevo ricordare a modo mio Barbara Rizzo Asta e i suoi figli di appena sei anni…Al mio arrivo ho abbracciato Margherita e mi ha fatto piacere vederla sorridere. La mafia non è altro che nero. Loro non risplendono di luce, non saranno mai nessuno. Magari si arricchiscono, ma saranno sempre dei perdenti”. Parole che forse nessun atleta del nostro paese ha mai pronunciato. O comunque non con la convinzione che si legge negli occhi di Laura, che dopo aver consultato l’ormai inseparabile agenda dell’antimafia, è tornata a Marsala qualche giorno fa per partecipare al raduno nazionale dei giovani di Libera e alla manifestazione in ricordo di Rita Atria che si è tenuta anche quest’anno a Partanna, con il tradizionale corteo che da piazza Falcone e Borsellino ha raggiunto il cimitero cittadino, dove Laura, assieme ai ragazzi di Libera, è andata a rendere omaggio alla giovane siciliana che ebbe il coraggio di ribellarsi alla mafia.

Nella stessa settimana la campionessa marsalese è stata però anche protagonista di “Essere liberi in mare, essere liberi nella società”, iniziativa promossa da Libera, Legambiente, Zaum, Lega Navale di Marsala e scuola di vela Gulliver. Per due giorni ha spiegato ai giovani delle Egadi le regole del windsurf, ma anche il valore della lealtà e del rispetto degli altri. Perché le competizioni e i duri allenamenti che accompagnano la preparazione verso il sogno olimpico di Rio De Janeiro 2016 la impegnano tanto. Ma non abbastanza per farle perdere il contatto con la propria terra.

“Per la Sicilia mi auguro un percorso di crescita. Mi auguro che possiamo riuscire a migliorare nella scuola, nella formazione. Dobbiamo esigere, ma anche partecipare di più, partendo anche dalle cose più semplici. Chiedere qualche ricevuta fiscale in più ai nostri medici, andare a portare un fiore a Rita Atria, parlarne ai nostri amici o ai nostri figli. La cultura è la lunga marcia verso la libertà. E solo la conoscenza può portare bellezza”.

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