Scrive Elio Piazza, in ricordo di Maria Coloni

redazione

Scrive Elio Piazza, in ricordo di Maria Coloni

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lunedì 02 Novembre 2020 - 07:07

Se c’è al mondo una comunità che possa, riguardo alle prestazioni professionali ricevute, identificarsi con una persona straordinariamente dedita al servizio delle partorienti, questa comunità non può essere che quella della borgata Terrenove-Bambina con l’ostetrica Maria Coloni.

Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941, fece ritorno da Trieste Totò Vaccari, uno degli otto figli dell’avvocato Salvatore e di Maria Giacomazzi. Totò venne con la compagna Maria Coloni, ostetrica, successivamente seguito dal fratello Enzo.

Maria Anna Coloni era nata a Roditti (Trieste) il 22.07.1908 e da tutti subito fu accolta come la signora Mariucci. Dallo sguardo acuto, penetrante e dolce al tempo stesso, dai modi affabili, sempre disponibile ad ascoltare, a lenire le sofferenze, a dar sostegno fisico e morale, la sua figura dinamica, dagli occhi cerulei e dai capelli castano-chiari è ancora impressa nella memoria di quanti la conobbero.

Maria Coloni
Maria Coloni

Venuta a Marsala, presso l’antico stabile dell’avvocato Salvatore Vaccari, in contrada Terrenove-Bambina, dedicò cure filiali e generose alla signora Maria Giacomazzi, per anni non autosufficiente ed iniziò subito ad esercitare la sua professione di ostetrica. La sua casa era sempre aperta a chi chiedesse soccorso, consigli ed aiuto e lei, sempre pronta con la borsa attrezzata per i parti a recarsi presso le donne in procinto di partorire.

Erano, quelli, gli anni difficili della guerra, con la povertà diffusa, con pratiche igieniche approssimative ed interventi di tipo empirico, dovuti più alle consuetudini tradizionali che agli apporti delle scienze mediche. Ed erano ancora alti i rischi del parto. Alle chiamate d’urgenza per le doglie delle partorienti era sempre pronta a montare sui carretti, sui carrozzini e perfino sul telaio delle biciclette per raggiungere la donna da assistere.

Nei primi anni ’50, la motorizzazione incipiente rese più rapidi gli spostamenti per le sue prestazioni. La si vedeva appollaiata sul sellino posteriore dei motocicli, infagottata alla buona, di giorno e di notte, al vento e sotto la pioggia, donando tutta se stessa per favorire la nascita delle creature affidate alle sue mani esperte ed al suo cuore immenso.

Ed erano frequenti i casi in cui la puerpera appariva notevolmente debilitata ed allora, insieme alla borsa professionale, recava con sé uova sode del suo pollaio e prodotti del suo orto pur di contribuire alla ripresa fisica di chi aveva dato alla luce un bambino.

La contrada Terrenove-Bambina l’adorava come un angelo mandato dal Signore e la dimostrazione di tanto affetto e venerazione la si ebbe il 22 maggio 1973, quando, vinta da un male incurabile, finì i suoi giorni lasciando nella comunità intera della borgata un vuoto ed un ricordo che merita di essere testimoniato e tramandato alle generazioni venture.

Fu il parroco don Cocò Agosta a tracciare, durante i funerali a cui partecipò tutta la contrada in lacrime, il profilo di questa insigne benefattrice che visse da missionaria per la vita.

Il nipote Elio Piazza Vaccari

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