Un sassolino nello Stagno o un gigantesco meteorite nell’oceano? A giudicare dalle forti reazioni suscitate dal nostro articolo che ha preso in esame le condizioni in cui versa la marineria mazarese avvalorate dalla testimonianza diretta di un armatore locale, Costantino Giacalone, di certo, qualcosa, “in acqua” si è mosso. Da più parti si sente dire che la politica non batte i pugni sui tavoli nelle stanze di potere e che non è in grado spesso di ottenere risultati tangibili e risposte vere ai cittadini ma soprattutto alle imprese in difficoltà. Per aiutarci nell’inchiesta sulla marineria mazarese, dopo Giacalone e Basciano abbiamo interpellato 3 noti attori del settore, i quali, seppur con mansioni diverse, si stanno occupando della crisi mazarese. Ma cosa accomuna Ignazio Corrao, eurodeputato cinquestelle, Sergio Tancredi, deputato regionale mazarese anch’esso pentastellato e Nino Carlino, presidente del Distretto Pesca? Il denominatore comune è l’Europa matrigna e assente, troppo distante dai figli siciliani.
Ignazio Corrao: “In queste ore sono impegnato a Bruxelles, in sede di Commissione europea dove mi sono fatto promotore di una interrogazione con la quale ha chiesto misure urgenti a supporto delle marinerie. Ora più che mai sono necessari i provvedimenti da stanziare per il settore Pesca, più che mai bisognoso di una liquidità di denaro che possa rappresentare una boccata d’ossigeno e ridare la forza per continuare ad andare avanti. Il settore è paralizzato, le esportazioni e le vendite sono ferme, le imprese stanno accumulando debiti enormi che non riusciranno a pagare. Si va verso il crollo totale del settore. Occorrono risorse sicure e immediate da stanziare al settore attraverso un sostegno al reddito straordinario, sganciato dalle lungaggini burocratiche, legato all’attività di controllo ambientale del mare da parte dei pescatori, valorizzando il loro ruolo di guardiani del mare. Inoltre l’Europa conceda l’aumento del sostegno de-minimis fino a 120 mila euro che gli armatori e pescatori chiedono da tempo. Per questo ho sottoposto la questione direttamente alla Commissione Europea, per metterla in guardia rispetto al rischio concreto che nel giro di poche settimane gli armatori siano costretti a vendere i pescherecci e decretare così la fine del comparto”. Poco da aggiungere in effetti ad un’analisi giusta ed accurata ma a Ignazio Corrao abbiamo chiesto qualche chiarimento sul sostegno de minimis.
“Ci è arrivata dal mondo della pesca una richiesta di intervento sulla difficile situazione della marineria mazarese. I fondi europei non riescono a coprire il fabbisogno delle loro esigenze. Ad esempio loro, ad oggi, stanno rivendicando anche i finanziamenti relativi al fermo biologico, in forte ritardo. A questo hanno aggiunto anche la richiesta dell’aumento del de minimis.
Ma cos’è questo benedetto de minimis? Ecco la risposta del deputato: “il de minimis è la regola fondamentale dei fondi europei per l’investimento delle imprese. L’Europa dà un massimo alle aziende nel giro di 3 anni che però non deve superare una certa cifra, per evitare che vengano visti come aiuti di Stato. Però non bisogna dimenticare che il cardine della nostra richiesta in Commissione è l’attivazione di un sostegno immediato al reddito dei pescatori e degli armatori adesso. Noi stiamo parlando di urgenza. E il sostegno deve aiutarli a sopravvivere in questo momento di difficoltà. Non scordiamo che i pescatori ancora aspettano i soldi del fermo biologico risalente a 3 anni fa.
Sul fatto se sarà o meno attuabile questo generoso contributo, Corrao spera tanto di sì. “I fondi de minimis sono solo una parte dei fondi europei previsti per la Pesca. Il FEAMP per esempio è il grande fondo europeo per gli affari marittimi. Poi è l’Italia che decide quanto destinarne alle regioni. La proposta di innalzare i de minimis da 30 a 120 mila euro non è che un pezzo del FEAMP 2021/2027. Questa discussione si dovrà inserire all’interno del nuovo Fondo per la Pesca. Ecco perché io sottolineo l’urgenza di una liquidità immediata, dell’attivazione di un sostegno al reddito adesso. Il de minimis è una cosa e il sostegno immediato è un’altra cosa. Questo, in questo momento serve a superare il difficile momento. Noi la stiamo proponendo ora è l’Europa a doverla rendere fattibile”.
A dare la colpa della crisi soprattutto alla “globalizzazione selvaggia” è l’onorevole mazarese Sergio Tancredi, critico contro le strategie europee poco garantiste, secondo lui, della pesca nostrana. In uno sfogo addossa la grande responsabilità alle “regole europee folli”.
purtroppo le regole della globalizzazione che già avevano messo in ginocchio le nostre filiere produttive, in particolare quello della pesca, continuano a mietere vittime nel tessuto imprenditoriale italiano e nello specifico nella mia città dove sta causando la scomparsa di quella che fu la più grande flotta peschereccia d’Italia. In questo ulteriore quadro di crisi internazionale, con la caduta della richiesta di prodotto nostrano, come il Gambero Rosso e i crostacei in genere, a causa del blocco determinato dalla pandemia, la poche aziende che a fatica tenevano botta, rischiano di sparire definitivamente. Credo sia necessario un meccanismo di salvaguardia specifico che garantisca in primis a queste aziende la possibilità di continuare a lavorare una volta ripristinata la normalità. Contestualmente auspico di elaborare una sorta di garanzia per il mantenimento di una fetta di mercato nazionale che possa determinare la sopravvivenza di questi settori, in primis la pesca, fortemente penalizzata negli ultimi anni da regole europee folli, elaborate proprio per penalizzare i nostri pescatori ed armatori. Mettiamo mano alle regole commerciali per proteggere i nostri lavoratori ed i nostri settori produttivi. Non e è protezionismo ma semplicemente una strategia di buonsenso. La globalizzazione selvaggia è un fallimento e questa crisi pandemica lo sta dimostrando inequivocabilmente.
Dunque, se da un lato la politica dall’alto deve occuparsi di questo, è anche vero che di grande importanza sono le realtà locali, ovvero le associazioni di categoria che devono informare con i loro desiderata questi politici che poi devono prendere le decisioni giuste per accontentare tutti. Il Distretto della Pesca, ad esempio, secondo alcuni dovrebbe essere protagonista in questo momento di difficoltà per presentare bene i bisogni e le aspettative, le necessità insomma, in cui versa un settore così provato come la marineria mazarese che, come già detto, con le sue barche d’altura sta vivendo un momento ancora più complicato a causa del coronavirus.
A Nino Carlino, presidente del Distretto abbiamo chiesto quali provvedimenti l’associazione stia prendendo alla luce anche di chi lo accusa di “smarcamento” dai problemi mazaresi. “Il distretto non è assolutamente smarcato rispetto agli interessi della marineria di Mazara tant’è che il vicepresidente è mazarese e si chiama Gaspare Asaro. Prima che scoppiasse questa emergenza avevamo incontrato il Sottosegretario Giuseppe L’Abbate (Commissione ministeriale politiche agricole alimentari ndr), per manifestare quelli che erano i disagi ancora prima dell’emergenza Coronavirus. Nei limiti delle forze che il Distretto ha e delle porte alle quali il Distretto può bussare, devo dire che è al servizio di tutti, dei pescatori e della filiera ittica. I nostri interlocutori sono la Regione siciliana, il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca e la Comunità europea. sono le porte alle quali abbiamo bussato e manifestato i disagi che affliggono i nostri iscritti. Il vero problema in questo momento è la liquidità di denaro perché non sono nelle condizioni di poter vendere questo prodotto e che hanno conservato.
Se abbiano o meno ricevuto risposte, Carlino stesso ammette che per le risposte è ancora presto. Se da 350 pescherecci ci si riduce a 70, forse qualcosa non ha funzionato. Secondo Nino Carlino “c’è stata una politica gestita dalla Comunità Europea che verteva verso la riduzione dello sforzo di pesca. Questa politica non ha fatto in modo che le singole imbarcazioni, sebbene ridotte, pescassero di più. Noi abbiamo detto fin da subito che questa politica non funzionava anche perché nel frattempo erano aumentate le imbarcazioni extracomunitari. La politica della rottamazione non poteva funzionare e non ha funzionato.
Già, è così ma adesso che cosa si può fare? Cambiare questa politica e cercare un orientamento diverso. Noi come Distretto abbiamo avviato negli anni delle interlocuzioni e delle collaborazioni con i Paesi Frontalieri ma anche co quelli dell’ara subsahariana, ovvero là dove ci sono maggiori riserve ma sempre senza atteggiamento di conquistatori. Quasi inevitabilmente a Carlino abbiamo chiesto cosa ne pensa dei provvedimenti auspicati in sede di Commissione europea da Ignazio Corrao.
“Tutti questi aiuti che stanno cercando di pubblicizzare ovunque, passano tutti dal de minimis. Quindi, eventuali finanziamenti che dovrebbero essere disponibili tramite la Cassa Depositi e Prestiti o il fondo di rotazione, comunque cozzano con il de minimis e comunque con tute le limitazioni previste da questa normativa comunitaria che al momento per le imprese di pesca è solo di 30 mila euro. ecco perché Corrao chiede una deroga ed un allargamento a questo limite. Ma secondo me in questo momento va superato anche il limite primario e cioè che questi aiuti non devono apparire come aiuti di Stato. L’Italia in questo momento ha bisogno di liquidità. In questo momento nessuno prende in considerazione un investimento
E a chi lo vede come lo straniero, il forestiero che viene da Sciacca e che non fa gli interessi di Mazara, Carlino risponde che “il Distretto non è solo di Mazara di Vallo anche se ha sede a Mazara del Vallo e questo perché c’è la marineria più importante della Sicilia. Il Distretto ingloba anche le imprese che si occupano di acquacoltura. Io dico che dobbiamo difendere la Pesca con il coltello fra i denti e con tutte le nostre forze. La Pesca costituisce una biodiversità unica. Ma dobbiamo fare i conti con le normative europee anche la Regione ha le mani legati tant’è che ha potuto fare il riordino solo della pesca costiera e non d’altura che è quella che interessa a Mazara e la pesca d’altura di Mazara viene equiparata alle imbarcazioni che fanno la Pesca d’altura in Atlantico e nel Nord Europa. E’ questa l’origine storica di tutti i problemi. Noi dobbiamo fare in modo che i figli dei pescatori scelgano ancora di fare questo mestiere. L’anno scorso, nel 2019, per la prima volta nel mondo, la quantità di pesce allevato ha superato la quantità di pesce pescato. Se il pesce pescato non è sufficiente. Il mercato italiano ha bisogno di milioni di tonnellate di pesce e ne importa ogni anno una quantità spropositata nonostante l’Italia sia il paese con il maggior numero di coste in tutto il Mediterraneo. Il fabbisogno del mercato è superiore. Semmai il limite è che in Italia si allevano solo spigole ed orate. Ora allevano anche in Tunisia ed in Turchia dove i costi di gestione sono nettamente inferiori e non essendoci i controlli che abbiano noi in Europa si possono permettere di avere meno tutele. Oggi è vincente chi riesce a sperimentare degli impianti di acquacoltura che possono permetterti di ridurre i costi di gestione ad esempio il costo dell’energia e poi la diversità di specie. In Finlandia hanno fatto un impianto per la riproduzione dei ricci di mare anche perché fra qualche anno i ricci di mare li vedremo solo sui libri. A Marsala ad esempio hanno iniziato ad allevare l’ombrina. Pensi che allevano anche la trota macrostigma in acqua dolce. Con questo ti dico che non dobbiamo abbandonare il pescato. Attraverso il distretto e con l’ausilio del mondo scientifico, dobbiamo essere nelle condizioni di valorizzare al massimo le nostre risorse”
Tiziana Sferruggia