La situazione delle carceri siciliane è ormai al limite della sopportazione. Le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sono diventate insostenibili, con un personale ridotto all’osso, strutture fatiscenti e un numero crescente di detenuti da gestire. A lanciare l’allarme, ancora una volta, sono i sindacati di categoria che già mesi fa avevano denunciato un quadro gravemente compromesso nelle carceri italiane, siciliane e più in particolare in quelle trapanesi. Ad esempio, il reparto Tirreno del carcere Cerulli, oggi adibito all’isolamento dei detenuti dopo la chiusura del reparto Blu, risulta infatti privo dei requisiti tecnici per svolgere questa funzione delicata, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e sulla gestione interna del carcere. Non va meglio al reparto Mediterraneo, le cui condizioni sono definite dai sindacalisti come “gravissime”.
A peggiorare il quadro, vi è una drammatica carenza di personale, che espone gli agenti a rischi penali, disciplinari e fisici quotidiani, aggravati da continue aggressioni e ferimenti. “La situazione è allarmante – affermano i segretari sindacali – perché il DAP continua a diffondere dati numerici che non corrispondono alla realtà. Il numero degli agenti è assolutamente insufficiente per garantire l’ordine, la sicurezza e la funzione rieducativa del carcere”. Un dato su tutti chiarisce la sproporzione: la Sicilia ha più detenuti, più carceri, ma meno agenti di Polizia Penitenziaria rispetto ad altre regioni italiane, come Lombardia e Campania. Lo evidenzia con forza Gioacchino Veneziano, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia.
“In Lombardia – spiega Veneziano – con una capienza regolamentare di 6.148 detenuti, sono previsti 404 Ispettori, 588 Sovrintendenti e 3.548 agenti. In Sicilia, invece, nonostante una capienza maggiore, pari a 6.438 detenuti (+290), distribuiti in ben 23 carceri (contro i 18 della Lombardia), i numeri sono inferiori: solo 310 Ispettori (-94), 395 Sovrintendenti (-193) e 3.522 agenti (-26)”. Una situazione resa ancora più grave dalla mancata corrispondenza tra organico sulla carta e operatività reale. Il DAP ha previsto un’integrazione di 306 nuove unità, ma il bilancio resterà praticamente in pareggio o addirittura negativo: quasi 200 agenti andranno in pensione, mentre altri 70 sono impegnati in attività esterne (scorte e nucleo investigativo) e, sebbene non operino nei penitenziari, vengono comunque conteggiati come presenti in servizio all’interno delle strutture.
“Se non si rivedranno in modo concreto le dotazioni organiche – conclude Veneziano – in Sicilia non ci sarà alcuna possibilità di migliorare le disastrate condizioni di lavoro per la Polizia Penitenziaria. La carenza resterà cronica, e la distanza con le altre regioni sempre più marcata”. Infine, i sindacati denunciano un progressivo svuotamento dei diritti contrattuali del personale penitenziario, già duramente provato da un contesto operativo sempre più critico. La crisi della Polizia Penitenziaria in Sicilia non è più solo una questione sindacale, ma un problema di sicurezza pubblica e di tenuta del sistema penitenziario. Servono interventi strutturali, immediati e concreti.