Non è l’inizio di una favola, ma il riassunto amaro di una realtà che si è andata svuotando tra annunci e promesse (solo) al momento disattese. A partire dal corso di laurea in Enologia, un presidio accademico che aveva un senso profondo in un territorio come quello marsalese, legato a doppio filo alla viticoltura. Doveva tornare, avrebbe dovuto segnare il rilancio del rapporto tra la città e l’università. Invece, a due anni dagli impegni ufficiali, nulla è cambiato. E oggi Marsala guarda altrove, mentre altrove si costruisce davvero. “Il corso di laurea in Enologia tornerà a Marsala entro il secondo semestre 2023/2024” dissero il sindaco Massimo Grillo e il Rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri. La sede c’era (o c’è) già: l’ex palazzo dell’Ipab “Antonietta Genna Spanò” in via Frisella: un comodato gratuito di 25 anni in cambio di un investimento da parte dell’Ateneo palermitano di circa 750 mila euro per ristrutturazioni e adeguamenti. Un’intesa che avrebbe potuto rappresentare non solo il ritorno dell’Enologia a Marsala ma anche un segnale forte di riscatto e continuità con la vocazione agricola e vinicola del territorio.
Tutto è rimasto però congelato in un limbo di burocrazia, fondi mancanti – si parla di altri 2-3 milioni di euro – e, soprattutto, assenza di decisioni. Il risultato è che Marsala, oggi, ha perso l’unico corso universitario. A peggiorare il quadro, la sede originaria del corso di Enologia in via Dante è stata ceduta all’Itet “Garibaldi”, mandato via da un immobile troppo oneroso per il Libero Consorzio di Comuni. Una scelta forzata ma che non è stata seguita da un piano B per salvaguardare l’offerta universitaria locale. Tante ipotesi ma nessuna concreta. Nel frattempo, guardando alle realtà vicine come Trapani, il corso di Enologia ha trovato casa nel Palazzo Principe di Napoli, grazie alla collaborazione tra Amministrazione comunale e Unipa. Spesso il Rettore Midiri ha parlato di “Università diffusa” ma nella città lilybetana siamo ancora lontani. E mentre si parla, si perde terreno: le proposte di attivare altri corsi così come Amministrazione e Unipa avevano affermato in un incontro al Teatro Sollima due anni fa, ad esempio legati all’archeologia – un settore in cui la città è coinvolta grazie agli scavi a Capo Boeo – non hanno avuto seguito. A Messina, intanto, si inaugura un nuovo master di secondo livello dedicato ai beni culturali. Per dire. Il problema, quindi, non è solo economico. È politico, è gestionale, è di visione. Cosa è mancato? Forse il coraggio di investire davvero nell’istruzione. Forse la capacità di fare sistema. Di certo, è mancata la concretezza. Ogni semestre che passa senza notizie è un’occasione perduta per i giovani marsalesi, costretti a lasciare la loro città per studiare altrove e per gli studenti che da altre parti della Sicilia e perchè no, anche d’Italia, avrebbero potuto studiare a Capo Boeo. Qui, dove restiamo ad aspettare un treno che sembra non passare mai. Ma quella delle ferrovie è un’altra ‘bella’ piaga.