L’intervista di Gaspare Galfano e l’intervento di Mattarella ha suscitato nel nostro lettore Filippo Piccione alcune riflessioni sul valore della Resistenza, della Liberazione e sull’eredità lasciata da Papa Francesco:
Caro direttore, nell’interessante intervista rilasciata al suo giornale, Gaspare Galfano, nuovo presidente dell’ANPI di Marsala, ha opportunamente fatto esplicito riferimento al nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “C’è un attacco frontale da parte di alcune istituzioni, che non riescono a pronunciare alcune parole, né a parlare di lotta al nazifascismo”. Di fronte a questo comportamento, il Capo dello Stato, nella sua prima apparizione pubblica dopo l’impianto del pacemaker, non avrebbe fatto mancare un suo puntuale, autorevole intervento che, scegliendo un luogo altamente evocativo come la città di Genova, Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione, lo ha reso ancora più pregnante e incisivo. Un messaggio, frutto di una elaborata e penetrante analisi dei fatti che riguardano un passaggio decisivo e rilevante della nostra storia contenente anche la premessa per continuare a guardare al nostro futuro con fiduciosa speranza e ottimismo. In questi giorni, coincidenti con la morte di papa Francesco – che ha creato un’inedita sovrapposizione di celebrazioni fra quella laica e quella religiosa – il Presidente ha saputo rispondere senza mezzi termini alle stridenti e fuori luogo le prese di posizioni da parte del governo e alle cacofoniche e improvvide espressioni usate dal ministro, Nello Musumeci, che dà l’impressione, per certi versi, di essere ancora un nostalgico del regime, come dimostrano alcune pagine del suo libro: “La Sicilia bombardata”.
Da Genova e dalla Liguria è venuta, sottolinea Mattarella, una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, che si opponevano a un conflitto insorto non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli. Il Presidente della Repubblica fa un elenco dettagliato sul comportamento eroico e patriottico dei partigiani, che si è forgiato nella fabbrica e nelle fabbriche e nei luoghi di solidarietà, come le scuole di democrazia di Genova e della Liguria. Un saggio di storia e di etica politica che bisogna conoscere a perfezione soprattutto nei momenti più drammatici, come quelli che stanno attraversando le nostre società per metterle in grado di fronteggiarli con i giusti mezzi salvaguardando al tempo stesso l’aspirazione profonda del popolo italiano che, dopo le guerre del fascismo (la guerra come condizione di normalità), era la pace a prevalere (come condizione normale delle relazioni fra popoli). Dalle diverse Resistenze nate e cresciute in tutti i Paesi europei dalla dominazione nazista, esponenti antifascisti elaborarono l’idea di Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi, che avevano scatenato le guerre civili europee. Il Presidente ne cita alcuni, fra questi il genovese Luciano Bolis, che venne orrendamente torturato dalle brigate nere. Fu un esponente del Partito d’Azione, miracolosamente sopravvissuto e che ora riposa a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli, quello del Manifesto, che non piace all’attuale presidente del Consiglio e lo dichiara, non in uno sporadico scambio di battute con i giornalisti, ma in Parlamento, solennemente, in un discorso ufficiale.
Il presidente ricorda Papa Francesco, in particolare la sua enciclica “Fratelli tutti”. In essa si esorta tutti a superare conflitti anacronistici per ricordarci che ogni generazione deve fare proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. “Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti”. Mattarella conclude così: “Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata”. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti mai meno neppure quando negli anni ’70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica. E a tal proposito ricorda l’assassinio dell’operaio sindacalista Guido Rossa quando dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa ed esigente, che si riassume nel suo nome come testimonianza di appartenenza a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui a Genova, edificarono la Repubblica. Onora uno dei figli di questa terra di Liguria il suo predecessore, “il presidente partigiano” Sandro Pertini.
Filippo Piccione