Gli incendi estivi in Sicilia e la staffetta delle responsabilità

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Gli incendi estivi in Sicilia e la staffetta delle responsabilità

Condividi su:

mercoledì 26 Luglio 2023 - 06:30

Brucia ancora la Sicilia. Da est a ovest, da nord a sud. Bruciano le coste e l’entroterra. Bruciano i boschi, i vigneti. Bruciano le autostrade e i sentieri di montagna, i villaggi turistici e i siti culturali. bruciano Palermo e Pantelleria, Monreale e Segesta.

Molti di questi incendi sono dolosi, anche perchè ormai anche i bambini sanno che quando è prevista l’allerta rossa per lo scirocco, è più facile che le fiamme si propaghino, consentendo ai novelli Nerone della nostra terra di poter godere maggiormente della propria follia distruttiva. Se non credessimo profondamente nella supremazia dello Stato di diritto, verrebbe da dire che vorremmo vedere le facce di questi piromani esposti alla gogna pubblica per settimane, mesi, anni. Ma siccome non siamo come loro, ci accontentiamo di immaginare che indagini mirate e fotogrammi degli impianti di videosorveglianza consentiranno di individuarli al più presto, assicurandoli alla giustizia.

Tuttavia, ritenere che l’unico problema sia costituito dalla follia dei piromani sarebbe oltremodo riduttivo. Perchè il fiammifero acceso dalle loro dita somiglia sempre più al testimone di una staffetta, passato di mano in mano. E, come in ogni staffetta, il corridore che taglia il traguardo viene preceduto da altri compagni, che con analogo impegno attraversano rapidamente la pista. Nel nostro caso, i corridori che portano il testimone all’ultimo frazionista sono i nostri politici, quelli – come il presidente della Regione Renato Schifani – che continuano a parlare di “eventi non prevedibili” in riferimento agli incendi che – ogni anno – si verificano nella nostra isola, seminando devastazione e morte. Un modo per salvaguardare se stessi dalle accuse di chi, opportunamente, sottolinea un impegno insufficiente sul fronte della prevenzione.

Se Schifani e la sua Giunta possono essere considerati i penultimi frazionisti, i terzultimi sono senz’altro i loro epigoni nazionali. Quelli che – sostenuti da certi organi di stampa – continuano a dire che il cambiamento climatico è una fissazione degli ambientalisti, ignorando gli studi scientifici, che continuano a evidenziare l’esigenza di ridurre le emissioni che hanno favorito il riscaldamento globale.

E poi ci sono i primi frazionisti, i “grandi della terra”. Quelli che 22 anni fa fecero manganellare a Genova famiglie, anziani, bambini, scout e giornalisti, quelli che brindarono alla morte di Carlo Giuliani. Quelli che, ancora oggi, si riuniscono in luoghi blindati, per decidere che non è ancora il momento di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili su vasta scala, perchè gli interessi delle multinazionali vengono prima di tutto. Anche della fine del mondo. Nel frattempo, l’orologio dell’apocalisse segna 90 secondi alla mezzanotte…

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta