Figli di un calcio minore

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Figli di un calcio minore

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martedì 14 Settembre 2021 - 08:00

A Marsala il Calcio è morto, di nuovo. E lo Sport non si sente tanto bene. E’ agonizzante a partire dagli impianti, dalle strutture, dalle scuole senza palestre, dove le giovanili fanno tanti sacrifici per emergere. A Marsala il Calcio che conta è morto, potendo invece contare sulla Pallavolo, la Pallamano, sull’atletica leggera, sulla ginnastica artistica, su vela e canoa, kitesurf, tennis, ciclismo, bocce, Calcio a 5, tennistavolo, auto, moto… che ad ogni livello, regionale, nazionale e internazionale regalano podi e belle soddisfazioni con non poche problematiche.

Quello che dovrebbe contraddistinguerci nel panorama sportivo italiano, è proprio lo spirito di sacrificio, fare sport in uno dei posti più a Sud del Paese, più vicini all’Africa che all’Europa e agli obiettivi che quest’ultima – se si definisce veramente unita – si prefigge. Ma in questa fetta di mondo ci sono infiltrazioni nei tetti delle palestre, le squadre di serie A non possono giocare al Palasport e gli Stadi vengono abbandonati a gestioni poco edificanti. Domenica si è registrata quella che la stampa ha definito la più brutta pagina calcistica siciliana.

Il Marsala Calcio ha affrontato in Coppa Italia il Canicattì con soli 7 giocatori e senza allenatore (Abbenante si era dimesso giorni fa): dopo il primo minuto di gioco e due goal rimediati, un presunto infortunio lascia gli azzurri in 6 e senza il numero regolamentare per proseguire la gara: 3 a 0 a tavolino! Il neo presidente Vincenzo Onorio, imprenditore dolciario castelvetranese, era partito con timidi propositi ma il proseguo è stato disastroso, la rosa non è stata completata, costringendo così dei giovanissimi calciatori ad accollarsi una trasferta che potrebbe arrecare ai loro umori un senso di sconfitta bruciante. Non scendere in campo, di contro, significava un’ulteriore sanzione. Onorio giorni fa aveva portato a Capo Boeo un certo Alessandro Nuccilli, imprenditore romano dal dubbio passato calcistico secondo le cronache sportive giornalistiche. Secondo una nota ufficiale, Nuccilli avrebbe rilevato il 51% di quote. Nel giro di neanche 24 ore, quel 51% è diventato 49, poi solo una “stretta di mano” e il definitivo passo indietro. Il tutto nel giro di una settimana, uno dei record che Nuccilli può vantare. La tifoseria azzurra ha l’umore sotto le scarpe, le speranze ancora una volta sono state disattese.

Dopo la fine dei “tempi d’oro” e un fallimento, il Marsala sotto la guida di alcuni imprenditori locali, Bonafede prima e Vinci dopo, aveva conosciuto una vaga ripresa. Poi di nuovo buio pesto, l’arrivo di Cottone in pompa magna e i lavori che il palermitano si era preso in carico di effettuare al Municipale “Nino Lombardo Angotta”, avevano riportato in campo e sugli spalti molta euforia. Stava facendo bene Cottone, o meglio, sembrava fosse così, almeno fino agli arresti domiciliari in seguito alla vicenda giudiziaria che lo aveva visto coinvolto assieme alla moglie con l’accusa di peculato, abusiva attività finanziaria e reato di riciclaggio. Il Marsala Calcio aveva accusato il duro colpo proseguendo ‘la corsa’ con l’arrivo di un altro singolare personaggio, Jihed Gharbi, imprenditore romano di origini tunisine che aveva traghettato la società in Eccellenza, dandole una nuova immagine, per poi trovarsi tra mille problemi, in primis la difficoltà di accedere ai conti, l’apertura di un nuovo conto corrente, curatori e magistrati di mezzo, vertenze e sanzioni, nonché uno scontro con l’Amministrazione comunale che lo ha portato a rinunciare alla gestione dello Stadio. Infine la sua uscita di scena.

Quanto accaduto a Canicattì, ha attirato l’ira dell’assessore Michele Gandolfo, che con una nota ufficiale, ha non poco velatamente salutato Onorio, ricordando ai tifosi che il Comune aveva fatto in modo di riaprire le porte del “Lombardo Angotta” al fine di consentire lo svolgimento delle gare di Eccellenza, da dove il Marsala sarebbe dovuto ripartire. Adesso sarà il Comune a tenere tavoli d’incontro tra società (o quello che ne rimane), imprenditori e tifosi. Al momento il futuro è incerto, l’azzurro è sbiadito e siamo tutti figli di un calcio minore. 

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