Morte da amianto, RFI dovrà risarcire i familiari di un dipendente che lavorava ad Alcamo. La risposta delle Ferrovie

redazione

Morte da amianto, RFI dovrà risarcire i familiari di un dipendente che lavorava ad Alcamo. La risposta delle Ferrovie

Condividi su:

mercoledì 16 Giugno 2021 - 16:47

La Terza Sezione Civile del Tribunale di Palermo ha condannato Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (già Ferrovie dello Stato S.p.A.) al risarcimento del danno non patrimoniale in favore dei familiari di un dipendente residente a Partinico e deceduto nel 2008 all’età di 61 anni a causa di un mesotelioma pleurico, una patologia che è collegata con l’esposizione alle fibre di amianto.

Per il giudice Andrea Compagno l’insorgere della malattia sarebbe stato causato dalla costante esposizione dell’uomo all’amianto durante gli anni di lavoro presso lo scalo ferroviario di Alcamo Diramazione.

E’ una sentenza che rappresenta una pietra miliare nell’annosa questione dello smaltimento dell’amianto, finora semplicemente raccontata dai lavoratori e dagli abitanti nella città che ha dato i natali a Cielo D’Alcamo, ma che adesso fa emergere con prepotenza la condotta posta in essere da Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. all’interno della stazione.

Dal processo è infatti emerso l’attività di stoccaggio di rotabili, carrozze e vagoni coibentati con amianto, provenienti da altre stazioni meridionali, e l’attività di bonifica da parte di ditte esterne, senza che ai dipendenti fosse fornita alcuna protezione. Tale attività si è protratta almeno fino al 1997 e soltanto l’intervento della Guardia di Finanza di Alcamo ha impedito che venissero accantonati altri rotabili presso lo scalo trapanese.

“Siamo soddisfatti della sentenza che ha confermato quanto abbiamo sempre sostenuto in giudizio ossia che durante gli anni Novanta del secolo scorso, Ferrovie dello Stato S.p.A. (oggi Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.) non soltanto non ha tutelato i propri lavoratori, ma ha anche messo in grave pericolo i passeggeri e tutti coloro che abitavano in quelle zone – affermano gli avvocati Angelo Gruppuso e Rosario Papania, legali della moglie e dei due figli dell’uomo deceduto nel 2008 -. Nel caso deciso dal Tribunale di Palermo è stato sancito il principio che il dipendente che si è ammalato di tumore perché ha lavorato per molti anni a contatto con l’amianto ha diritto al risarcimento del danno; e tale diritto si estende anche agli eredi del dipendente. Ciò naturalmente non riporta in vita il familiare ma rende giustizia ad un uomo che per oltre vent’anni ha lavorato con spirito di abnegazione e sacrificio, e che negli ultimi anni della sua vita si è ritrovato a soffrire a causa di una malattia contratta sul posto di lavoro”.

L’uomo ha lavorato in Ferrovie dello Stato (poi diventata Rfi) dal 1975 al 1999. Ai familiari è stato riconosciuto un risarcimento di oltre 500.000,00 euro.

Ferrovie Italiane ha risposto così: “RFI è chiamata in causa soltanto perché, quando dalla vecchia organizzazione (Azienda Autonoma e poi Ente FS ) fu creato, agli inizi del 2000, un Gruppo composto da più società per azioni, si decise che fosse RFI a conservare legalmente le responsabilità proprie della vecchia “azienda”. Ma la vicenda oggetto della sentenza, riguardante in particolare le attività di decoibentazione da amianto dei rotabili, risale a periodi ben precedenti al 2001, anno in cui “nasce” RFI.  E da quel momento RFI, quale Gestore dell’Infrastruttura, non ha mai svolto tali attività”.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta