Il nuovo Dpcm chiude (ancora) i luoghi di cultura, è mobilitazione. Assessori, Agimp e operatori scrivono ai Ministri

redazione

Il nuovo Dpcm chiude (ancora) i luoghi di cultura, è mobilitazione. Assessori, Agimp e operatori scrivono ai Ministri

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lunedì 26 Ottobre 2020 - 16:53

Il nuovo Dpcm firmato da Conte nella notte tra sabato e domenica, ancora una volta mette fine ad eventi e spettacoli, nonché manifestazioni, chiudendo fino al 24 novembre i teatri, gli Auditorium, sale concerto, nonché tutti quei locali e quei club che avevano – seppur davvero limitatamente – a fare musica. Sin dalle prime ore di ieri è partito un tam tam, figlio anche della più grande manifestazione di piazza dei “Bauli”, ovvero di tutti i tecnici del settore, culminato in un grande gruppo Facebook dal nome “In Piazza per la Cultura” a cui si può liberamente iscriversi. Gli operatori del settore – giornalisti musicali, musicisti, tecnici del suono, fonici, service, fruitori, attori, artisti, speaker, ecc. – si stanno mobilitando. E’ innegabile che il settore è in ginocchio, che migliaia e migliaia di lavoratori non guadagnano da mesi e non hanno altre fonti di sostentamento, spesso. Per di più diverse aziende del comparto, come etichette, service audio-luci, wedding, con Partita Iva, non hanno percepito nemmeno i “famosi” 600 euro. E al momento la dichiarazione del Premier Conte “Chi ha avuto avrà di nuovo direttamente sul conto” è talmente aleatoria che non si sa bene di preciso a cosa si riferisca. E non lo sa neppure il comparto cultura.

In particolare la Slc Cgil nazionale, la Segreteria Nazionale Fistel – Cisl e Uilcom Uil ha indetto per venerdì 30 ottobre una manifestazione che si svolgerà in diverse piazze italiane e che intende abbracciare anche altri comuni, da nord a sud, chiunque è libero di parteciparvi. I lavoratori dello spettacolo scenderanno in piazza – nel rispetto del distanziamento e delle altre regole anti-contagio – in “L’Assenza spettacolare” nelle seguenti Città (al momento): Bologna Piazza Roosvelt, Torino Piazza Castello, Milano Piazza della Scala, Venezia Palazzo Ferro Fini, Roma Piazza Montecitorio, Perugia Piazza Italia, Ancona Corso Prefettura, Cagliari Piazza Palazzo, Napoli Piazza del Gesù, Bari Piazza Prefettura, Palermo Piazza Verdi. Si inizia dalle 9.30 in poi.

Nel frattempo anche gli assessori comunali delle principali città italiane hanno preso in mano la situazione ed hanno scritto a Conte per rivedere subito le misure nei luoghi di cultura. Primo firmatario è il vice sindaco e assessore alla Crescita culturale di Roma Luca Bergamo, sottoscritta dagli assessori alla Cultura  Filippo Del Corno (Milano),  Eleonora de Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Francesca Paola Leon (Torino), Matteo Lepore (Bologna), Paola Mar (Venezia), Paolo Marasca (Ancona), Ines Pierucci (Bari), Paola Piroddi (Cagliari), Tommaso Sacchi (Firenze). La lettera è indirizzata anche ai ministri Dario Franceschini, Nunzia Catalfo, Stefano Patuanelli. La lettera è indirizzata anche ai ministri Dario Franceschini, Nunzia Catalfo, Stefano Patuanelli. “La misura assunta oggi – scrivono – colpisce il settore produttivo italiano che più di ogni altro ha saputo adottare misure efficaci e responsabili nel contrasto alla diffusione epidemica da Covid-19, i luoghi più sicuri del Paese, insieme a musei, spazi espositivi e altri luoghi della cultura, mantenuti aperti dal Decreto. In questa luce, la sospensione degli spettacoli appare ingiustificata. Il settore dello spettacolo è inoltre uno dei più rilevanti settori produttivi italiani, e ha recentemente richiamato dalla CIG quasi la totalità dei lavoratori al fine di garantire una paga dignitosa e un corretto trattamento delle diverse professionalità. Siamo consci  del fatto che nuove misure restrittive siano senza dubbio necessarie per contrastare la recrudescenza del virus nel nostro Paese. Tuttavia riteniamo necessario portare alla vostra attenzione che la misura appena assunta produrrà effetti economici disastrosi e soprattutto priverà i nostri concittadini di un importantissimo  strumento di condivisione e riavvicinamento sociale“. Per questo “… consideriamo opportuna e necessaria una revisione di questa disposizione, al più presto, soprattutto se le analisi di tracciamento del contagio delle ultime due settimane confermeranno la bassa, o nulla, incidenza dei luoghi dello spettacolo nella diffusione epidemica. Chiediamo poi, nelle more della riapertura delle sale teatrali, cinematografiche e da concerto, un’immediata attivazione di ammortizzatori sociali, concreti ed efficaci, per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, con particolare attenzione ai soggetti professionali la cui attività è caratterizzata da intermittenza, occasionalità e precarietà, che abbia corso e validità a partire già da lunedì 26 ottobre”.

Una nota è arrivata anche dal direttivo dell’Agimp – Associazione giornalisti e critici musicali legati ai linguaggi popolari – che esprime forte preoccupazione. “L’adozione di questa misura – afferma l’Agimp – rischia di dare un colpo ancora più duro al settore musicale che, pur con tante difficoltà, ha provato a ripartire nei mesi scorsi. Una statistica di pochi giorni fa evidenzia come i luoghi dello spettacolo siano luoghi sicuri, anche per il rispetto scrupoloso delle regole imposte dalle ordinanze specifiche. Il direttivo chiede di attivare tutti gli strumenti in grado di garantire ai musicisti e agli operatori del settore adeguate condizioni di sopravvivenza (come già chiede il coordinamento StaGe!), ma soprattutto di tornare a lavorare al più presto nelle forme già messe in atto da giugno scorso fino ad oggi”.

Con un video-messaggio a tutti i messaggi di protesta, risponde il Ministro per i Beni culturali Dario Franceschini: “Ho ricevuto molti appelli e attacchi. C’è molta preoccupazione. Sono franco: penso non si sia percepita la gravità della crisi, non si è capito a che punto siamo. La curva dei positivi è impressionante”. Il ministro ha chiarito che la scelta non è dettata da un criterio gerarchico di importanza tra le diverse attività. “Bisogna ridurre la mobilità. Mi impegno affinché la chiusura sia la più breve possibile”. E lancia un appello alle tv: “Acquistate spettacoli e programmi di cultura”.

Dal canto suo AnciSicilia afferma: Chiediamo indicazioni precise sull’eventuale sospensione delle attività ricreative e laboratoriali delle associazioni culturali e delle scuole di teatro, che non sono in alcun modo citate nel DPCM entrato in vigore ieri”. ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia. Si tratta di una categoria di operatori culturali che merita le necessarie risposte, anche economiche, soprattutto in considerazione dell’importante ruolo educativo che  svolge quotidianamente nei confronti dei nostri giovani e delle nostre comunità”.

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