In questi giorni impazza sui media il dibattito sull’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, che metterà a disposizione dell’Italia circa 65 miliardi di euro a fondo perduto. C’è chi parla di nuove infrastrutture (su tutte, il Ponte di Messina, di fatto un evergreen), chi di potenziare le scuole, chi di puntare tutto sull’ambiente o sull’innovazione tecnologica o, ancora, sui collegamenti. Guardando la Sicilia, e il Sud in generale, le cose da sistemare sarebbero davvero tante e queste somme potrebbero essere quanto mai utili per ridurre il divario con il resto d’Italia, ampliatosi ulteriormente negli ultimi anni, determinando, tra le altre cose, un preoccupante incremento dell’emigrazione giovanile. Purtroppo, però, qui al Sud sappiamo bene che nel passato (anche recente) le opportunità sono state numerose e solo in pochi casi sono state utilizzate in maniera adeguata. Territori a suo tempo devastati da terremoti, frane o alluvioni (Irpinia, Belice, il messinese) attendono ancora il completamento degli interventi di ricostruzione a distanza di decenni. Ma anche i fondi europei per le aree depresse destinati al Mezzogiorno italiano sono storicamente utilizzati al minimo, a differenza di quanto accade in altri Paesi (come la Polonia) che hanno mostrato ben altra determinazione e ben altre capacità, sfruttando le occasioni che si sono presentate per modernizzare i propri territori. Al di là del dibattito mediatico nazionale, osserviamo che in questa anomala campagna elettorale si sta parlando poco di programmi. E ben poco si sta dicendo, almeno pubblicamente, sul Recovery Fund o sul Mes. Eppure i Comuni capoluogo di regione (Palermo in testa) hanno già cominciato a inviare le proprie proposte e, verosimilmente, nelle prossime settimane si attiveranno anche gli altri. Diventa dunque importante capire, di qui al 4 ottobre, che idea di città hanno i candidati a sindaco e le loro coalizioni: quali sono, a loro parere, gli aspetti su cui puntare per rendere più moderna e vivibile Marsala e, soprattutto, come intendono gestire i processi di progettazione ed esecuzione degli interventi finanziabili. Perchè dalle nostre parti, si sa, c’è sempre qualcuno che attende il treno delle risorse pubbliche per perseguire un interesse privato, da Cosa Nostra fino ai faccendieri dalla mazzetta facile. Di fronte a tale eventualità occorre pretendere la massima trasparenza: perchè un territorio impoverito a tutti i livelli dalla crisi economica e dagli effetti della pandemia, non può assolutamente permettersi di perdere un’occasione di crescita e sviluppo per l’egoismo di soggetti (o organizzazioni) che ritengono di potersi arricchire a discapito dell’intera comunità. Sarebbe un crimine che segnerebbe la morte definitiva delle residue speranze di riscatto che questa terra, malgrado tutto, continua legittimamente a coltivare.
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