‘A Scurata” e l’universale dramma del ciclo dei vinti: Luana Rondinelli incanta all’Antica Salina Genna

Tiziana Sferruggia

‘A Scurata” e l’universale dramma del ciclo dei vinti: Luana Rondinelli incanta all’Antica Salina Genna

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mercoledì 12 Agosto 2020 - 11:40

Sciara prima c’agghiorna ” è un pugno allo stomaco, una storia vera, un inno al dolore cosmico degli ultimi, dei vinti, di quelli che contano poco, pochissimo, e che sono, per dirla citando il magnifico testo, “nuddu miscatu cù nenti”. La presenza scenica dell’attrice drammaturga Luana Rondinelli vince e convince e tiene il palco con la maestria di chi “sente” le parole che pronuncia facendole sue, come uscissero dal suo ventre, dalla sua anima. La prima nazionale di questo spettacolo messo in scena all’Antica Salina Genna di Marsala sul “palco sospeso sull’acqua” è tratto dal romanzo storico dello scrittore Franco Blandi, ed è un commovente spaccato della più autentica condizione umana. Qui, il dono della vita, imprescindibile dalla sofferenza della maternità, è sì annesso e connesso ai dolori del parto ma anche alla difficoltà di dover “fare” la propria parte, di quell’ essere Madre in senso totale e totemico ma anche all’essere fino in fondo “Uomo”, costi quel che costi.

E quel misterioso, accattivante movimento compiuto dall’attrice Luana Rondinelli mentre scuote l’immancabile scialle nero, è più che simbolo di Sicilia, delle donne siciliane in modo particolare. Lo scialle nero è più che un indumento. E’ una sorta di protezione in cui avviluppare, quasi far sparire, il corpo femminile ricettacolo di desiderio sensuale, ma sopratutto di stanchezza, sopraffazione, dolore, tristezza, consapevolezza del male di vivere e nello stesso tempo simbolo di sopravvivenza, coraggio, sacrificio, abnegazione. Palpabile e commovente è la celebrazione della forza delle donna che non teme difficoltà, impedimento, fatica, in contrapposizione con l’ignavia di un padre che, non vuol e non sa, crescere il proprio figlio. Francesca Serio, siciliana “Madre Coraggio” lavora come un uomo, spaccandosi la schiena pur di preparare “il terreno” per il figlio nato senza “roba” e sfida ogni giorno i luoghi comuni, gli stereotipi maschilisti duri a cambiare.

“Sciara… prima c’agghiorna” è Sicilia, “Sicilia p’ogni banna” verrebbe da dire, scomodando il grande poeta Ignazio Buttitta che di Sicilia sapeva scriverne e raccontare. E la Sicilia affiora in ogni gesto, in ogni inclinazione di voce, in ogni anfratto e non solo perchè il luogo è pervaso di sicilianitudine, ma è Sicilia esso stesso. La Sicilia è però, come sempre, un concetto universale, una condizione che appartiene ad ogni angolo di mondo, alla storia degli uomini di qualsiasi latitudine. La storia raccontata non ha età, non ha luogo, è ovunque. Essa contiene magnificamente il dramma della povera gente, dei diseredati,degli afflitti, dei vinti insomma, di tutti quelli tenuti ai margini della società e che sono troppo spesso senza possibilità di riscatto, senza alcun ascensore sociale, per dirla tutta. E’ una storia fatta di veri uomini e vere donne, di lottatori indomiti, sacrificati sull’altare dell’arrivismo, del benessere di pochi latrifondisti, (così come vengono definiti i proprietari terrieri) perpetuatori di ruberie e ingiustizie verso i braccianti agricoli. Una storia universale che riprende temi intramontabili come lo sfruttamento nelle campagne ( attualità purissima), la migrazione, la sopraffazione e l’arroganza mafiosa, la vigliaccheria di chi si fa forte perchè porta la lupara in spalla. E’ la squisita celebrazione della sempiterna lotta dei poveri per la conquista di un pezzettino di terreno dove vivere, lavorare e morire.

Le acque placide della salina sono in contrasto con il tumulto della storia, con il tormento e il lamento, con la ruggente interpretazione di Luana Rondinelli, con la poesia viscerale contenute nelle parole di Francesca Serio, “Mamma Carnevale”, madre di quel “Salvatore” cresciuto senza padre, venuto su a furia di stenti grazie all’impegno di una madre che non si è mai arresa. Salvatore Carnevale, sindacalista socialista ha lottato per i diritti dei contadini sfruttati nelle campagne siciliane. Ha “osato” mettersi contro la mafia dei latifondisti e ha pagato con la vita il suo impegno. E’ stato ucciso barbaramente all’alba del 16 Maggio del 1955 a 31 anni, mentre si recava a lavorare in una cava di pietra gestita dall’impresa Lambertini. I killer lo hanno ucciso mentre percorreva una trazzera di campagna. Dopo l’ omicidio, Francesca Serio, ha denunciato i mandanti e i killer del figlio Salvatore. Purtroppo i colpevoli sono stati assolti nonostante le prove. Salvatore Carnevale è stato ucciso 2 volte. Bravo il regista Giovanni Carta e accattivanti le scenografie di Sara Cuttone.

Fantastiche ed imperdibili le note asciutte e piene suonate dal gruppo “I Musicanti”, composto da Gregorio Caimi, Dario Li Voti, Gianluca Pantaleo, Natale Montalto, Vincenzo Toscano. Mirabile la voce della cantante Debora Messina, altra donna incantadora dello spettacolo. Plauso alla rassegna artistica “A Scurata …cunti e canti Memorial Enrico Russo, giunta alla terza edizione e targata MAC, il Movimento Artistico Culturale composto, fra tanti, da Gregorio Caimi, presidente, Vito Scarpitta ( Sipario) Vicepresidente, Giacomo Frazzitta, segretario.

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