Allarme cimice asiatica: il flagello della frutta è arrivato. La “confusione sessuale” potrebbe liberarci dall’assalto

redazione

Allarme cimice asiatica: il flagello della frutta è arrivato. La “confusione sessuale” potrebbe liberarci dall’assalto

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sabato 12 Ottobre 2019 - 06:35

Bruttarella, maleodorante e in verità poco appariscente. La cimice asiatica è arrivata anche da noi e non promette bene. Tristemente noto come “il flagello della frutta” si tratta, come si comprende dal nome, di un insetto “alieno” ovvero proveniente da lontane latitudini rese però più vicine dalla cosiddetta globalizzazione, ovvero dalla facilità con cui oggetti, persone ed animali viaggiano da un capo all’altro del mondo interagendo fra loro. La cimice asiatica, scientificamente nota come  Halyomorpha halys,  è un insetto originario dall’Asia, Cina, Giappone e Taiwan per l’esattezza, ma è stato avvistato anche a Marsala, nei nostri giardini e balconi dove non disdegna di albergare fra le piante ornamentali alle quali succhia la linfa e ne provoca il conseguente avvizzimento. La cimice asiatica è capace di “saltare” anche su indumenti stesi fuori  ad asciugare e annidarsi all’interno di finestre ed intercapedini. Recentemente a Palermo, in pieno centro storico, è stata effettuata una disinfestazione straordinaria dove infatti non ci risulta vi siano aree adibite alla coltivazione di frutta ed ortaggi.

Di danni, la cimice asiatica, in campagna però, ne sta causando molti. Un intero comparto dell’economia legato alla produzione di frutta e ortaggi ,è messo in ginocchio dall’imprevisto proliferare di questo insetto dalla livrea poco appariscente e caratterizzato da uno sgradevole odore capace di persistere nell’aria.

Questo temibile insetto, considerato  “il flagello della frutta”,  sta devastando  intere produzioni di mele, pere, ciliegie, albicocche, pesche e kiwi.  In Veneto, così come in tutta la Pianura Padana ma anche in Toscana, la cimice sta divorando la produzione autunnale di pere. A rischio estinzione sarebbero le pere   appartenenti alla varietà “Kaiser” caratterizzate oltre che dalla succulenta polpa anche dal colore rosso ruggine. I dati diramati dalle associazioni dei coltivatori parlano chiaro: 100 milioni di euro di danni stimati solo in Veneto, cifra che lievita fino a 600 milioni in tutto il Paese. Paragonata all’assalto della Xylella nel Salento che sta fagocitando i millenari ulivi che da sempre hanno caratterizzato i paesaggi pugliesi, la cimice asiatica è purtroppo una specie molto prolifica e resistente alle avverse condizioni climatiche. Una femmina  può produrre da 100 a circa 500 uova con una media di circa 240. Le cimici adulte sono molto longeve e resistenti al freddo, anche perché durante l’inverno, cercano riparo nelle case. All’esterno, sono però anche capaci di sopravvivere a temperature che sfiorano i 10 gradi sotto lo zero.

Come ci si difende da questa calamità che sta rapidamente estendendosi anche dalle nostre parti e che può rappresentare indirettamente un pericolo per l’uomo? Per difendersi  dall’assalto della cimice infatti  potrebbero essere usate sostanze antiparassitarie non proprio benefiche  per l’essere umano. L’uso di anticrittogamici indiscriminato rappresenta un rischio per la salute dell’uomo che, se da un lato, è convinto di far bene consumando molta frutta, dall’altro lato si trova esposto a dei veleni presenti soprattutto nella buccia dei frutti. Un metodo biologico, molto naturale per l’appunto, per debellare la cimice è rappresentato da un sistema messo a punto da alcuni produttori Bio. Si tratterebbe di un metodo che indurrebbe l’insetto alla  “confusione sessuale”. Un agronomo marsalese ci ha spiegato che consiste in un metodo alquanto efficace : si installano delle trappole “attrattive”  contenenti feromoni , vicino agli alberi.  I feromoni hanno lo scopo di inviare segnali agli individui della stessa specie e di attrarli sessualmente. In questo caso, la cimice, attratta dall’inconfondibile “richiamo sessuale”  si confonderebbe finendo nella trappola dove troverebbe non certo il piacere di un bell’incontro, ma la morte. Un altro metodo, sempre a sfondo “sessuale” è rappresentato da trappole che emanerebbero degli impulsi capaci di disorientare l’insetto impedendogli di trovare un partner per l’accoppiamento. Una sorta di castità indotta che impedirebbe così la riproduzione della specie. Meno sessuale ma più battagliero è invece il metodo “vespa samurai”, anch’essa, inevitabilmente proveniente dall’Oriente, di nipponica memoria, per di più. Quest’ultimo è un insetto antagonista della cimice ed è un parassita che non si limita a sfruttare il malcapitato ospite ma ne provoca la morte per sfinimento. Il governo italiano, per fronteggiare l’emergenza, vorrebbe addirittura introdurre questa specie per debellare in modo naturale il nemico numero uno dei frutteti. Il problema però potrebbe essere rappresentato dagli “impedimenti” legati alle normative vigenti che vietano di introdurre l’inserimento di specie “nuove” o per così dire non autoctone. L’emergenza però c’è. E di emergenza in emergenza, fra trappole attraenti che promettono “finti amori” e parassiti giapponesi voraci ed impietosi, speriamo che la cimice asiatica ci liberi della sua presenza e lasci almeno un po’ di frutta sulle nostre tavole.

Tiziana Sferruggia

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