Per quanto riguarda il reato ipotizzato di omissione d’atti d’ufficio, gli atti tornano al pm
Il giudice Sergio Gulotta, presidente del Tribunale collegiale di Marsala, ha pronunciato una sentenza di condanna a tre anni di reclusione per i due poliziotti di Mazara del Vallo: il sovrintendente Vito Pecoraro e l’assistente Vincenzo Dominici, perché ritenuti colpevoli del reato di falso aggravato dal fatto che l’atto in questione è “fidefacente”. I due poliziotti erano imputati di omissione d’atti d’ufficio e falso ideologico, ma per quanto riguarda l’omissione, il collegio ha disposto che gli atti tornino al pm – in aula Antonella Trainito – in quanto si tratterebbe di abuso e non di omissione di atti d’ufficio. Invece per il reato di falso ha emesso il verdetto di condanna a tre anni e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e al pagamento delle spese processuali. Il processo ha preso il via da una vicenda correlata ad una cimice piazzata dai carabinieri, per un’altra indagine (per prostituzione), su un’auto fermata ad un posto di blocco. La microspia, infatti, ha registrato quanto accaduto a un posto di blocco effettuato dai due poliziotti, che non hanno sequestrato la Fiat Panda guidata da Vittorio Misuraca e sulla quale si trovava anche una donna, nonostante questa fosse senza copertura assicurativa, senza revisione e sottoposta a fermo amministrativo. Ne conseguì l’indagine effettuata dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura. L’accusa di falso è correlata ad una relazione di servizio che, secondo il pm, sarebbe stata falsa. Gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati Giuseppe De Luca e Paolo Paladino. Le motivazioni sono attese tra novanta giorni.