Si arricchisce di un nuovo capitolo la storia riguardante la realizzazione dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala. Sotto accusa, stavolta, la procedura di espropriazione dei terreni su cui è stata poi realizzata la struttura. Il giudice del Tribunale di Palermo Enrico Catanzaro ha decretato l’illegittimità di alcuni aspetti della pratica seguita illo tempore, condannando l’assessorato regionale alla Sanità e l’Asp di Trapani a risarcire, con circa quattro milioni di euro, gli ex proprietari dei suddetti terreni: Paola, Salvatore e Matteo Gandolfo, Antonino Amato, Andrea Maggio e Antonia Giacalone. In particolare, i gli ex proprietari hanno contestato gli importi del risarcimento calcolati, negli anni ‘90, dal consulente tecnico d’ufficio. Il giudice ha ritenuto fondata l’istanza, in quanto “l’occupazione delle aree sulle quali poi è stato edificato l’ospedale non è stata preceduta dall’indicazione dei termini per l’inizio e la fine della procedura espropriativa, né sono stati indicati i termini per l’inizio e la conclusione dei lavori”. Assente, inoltre, la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. L’occupazione, quindi, per il giudice, “ha causato l’irreversibile trasformazione del bene a partire dal 1992”. I soggetti in questione avevano citato, come responsabile civile, anche il Comune di Marsala, ma per il giudice l’amministrazione locale non ha alcuna responsabilità. Come si ricorderà, l’iter la realizzazione del nuovo ospedale fu avviati nel 1978, quando l’amministrazione lilibetana individuò l’area su cui sarebbe sorta la struttura che nel giro di qualche anno avrebbe dovuto prendere il posto del vecchio “San Biagio”. I lavori furono però avviati solo nel 1989 e, dopo ripetuti stop e una serie di indagini giudiziarie, si conclusero nel 2009, con l’apertura del nosocomio, in seguito a un’ordinanza del sindaco Renzo Carini, che dispose il trasferimento delle attività e dal vecchio al nuovo ospedale.
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