“Papillon”: un progetto teatrale che coinvolge i detenuti del carcere di Favignana

Audrey Vitale

“Papillon”: un progetto teatrale che coinvolge i detenuti del carcere di Favignana

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domenica 01 Febbraio 2015 - 15:48

“Papillon”, è un progetto nato da un’idea dell’attrice Stefania Orsola Garello, portato avanti con i detenuti del carcere di Favignana, dopo un anno di volontariato effettuato tra laboratori e incontri, per educare i partecipanti all’iniziativa: un lavoro teatrale portato in scena il 28 gennaio proprio all’interno del carcere dell’isola, alla presenza del direttore, degli educatori e del Comandante della struttura.

L’attrice, residente a Favignana, proprio dopo l’esperienza di volontariato con circa 12 detenuti/protagonisti, ha ottenuto un finanziamento dal Ministero della Giustizia, utile alla realizzazione del lavoro dal titolo “NUDDRO”,  termine che in dialetto significa “Nessuno”.

“Sulle orme dell’eroe omerico – dice la Garello – focalizzo il mio intervento sul VIAGGIO. L’ODISSEA, che i ragazzi compiono, sia nella loro vita che nel mio percorso. Il concetto di base è che siamo in viaggio, insieme, costretti dai limiti imposti dalla detenzione, dove in qualche modo mi ritrovo a guidare i compagni di fato, con la mia esperienza e la mia curiosità umana ed artistica”.

Un  parallilismo che si adatta anche alla differenza tra i “nobili” compagni di Ulisse, costretti a lasciare casa e famiglie, per andare ad ammazzare, rubare, violentare e razziare in nome della lega greca, dell’onore di Menelao, dietro il quale si nascondono le mire espansionistiche ed egemoniste di Agamennone, e i “galeotti”, picciotti utilizzati dal sistema mafioso, o facilitati nel delinquere dall’ignoranza o dalle condizioni di una società alla deriva, oltre che dalla fuga dalla povertà.

Stefania Orsola Garello

Stefania Orsola Garello

“Quello che cerco di fare – aggiunge Stefania Garello – non è giustificare, ma capire e raccontare. Chiedendomi: perchè li identifichiamo come eroi nell’epica tramandata e poi stampata, e, invece, reietti nella casa di reclusione? Per me resta importante focalizzare l’attenzione sulla loro trasformazione in viaggio, ossia la vita fatta di incontri belli e brutti, con la discriminante del libero arbitrio, la scelta: punto su cui mi permetto di favorire ed indirizzare la crescita delle persone con cui sono in contatto”.

In quest’ottica il documentario verte sul divenire degli individui nel bozzolo della casa di reclusione, sulla scoperta del gesto artistico, sull’utilizzo del proprio retaggio nell’improvvisazione, sull’analisi dei testi poetici proposti e quindi rappresentati. Per dare spazio al viaggio interiore e rappresentativo dei partecipanti. Con la persona che guida il laboratorio nelle vesti di Ulisse, o meglio Nessuno.

Evidente, in questo lavoro, il ruolo dell’isola di Favignana, che da sempre risulta terra di coatti, di confino, che ospita e trattiene persone che pagano il loro debito con la società e spesso poi spiccano le ali su questa stessa isola. Ma non volano via: diventano liberi.

“Quando vedo questi uomini, il cui passato non ho chiesto né indagato – conclude la Garello – vedo delle persone che si sfidano (e si fidano) nel gioco che propongo loro: recitare in molte lingue si dice “giocare”, quindi nel “gioco” dare spazio a cose mai concesse, ossia un buon modo per passare la galera”.

Il progetto si avvale del patrocinio del Comune di Favignana – Isole Egadi

 

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