Giovane tunisino morì in mare, in tre sono accusati di non averlo soccorso

Chiara Putaggio

Giovane tunisino morì in mare, in tre sono accusati di non averlo soccorso

Condividi su:

lunedì 21 Luglio 2014 - 18:32

Depone l’ex comandante del porto e l’ufficiale che recuperò il corpo sul fondale 

Nuova udienza del processo che vede alla sbarra tre marsalesi accusati di omissione di soccorso in mare nei confronti di un giovane tunisino. I fatti contestati sono avvenuti a Marsala, davanti al Circolo velico, il 26 luglio del 2011. Quel giorno è morto, per annegamento, Tumia Lofti, all’età di 19 anni. A condurre le indagini furono gli agenti della Capitaneria di porto di Marsala che effettuarono i rilievi sul posto. Per questa vicenda lo scorso 27 novembre il GUP Francesco Parrinello ha rinviato a giudizio tre pescatori marsalesi: Giuseppe Bilardello, di 52 anni, Vincenzo Bilardello, di 27 anni, entrambi assistiti dall’avvocato Salvatore Errera e Antonio Bilardello, difeso dal legale Alessandro Casano. Gli imputati sono pescatori e quel drammatico giorno erano nello specchio d’acqua antistante la costa marsalese e, con due imbarcazioni da pesca, stavano tirando la sciabica quando, per ragioni ignote, Tumia Lofti cadde in mare e morì, poco dopo, per annegamento. Furono inutili i tentativi di rianimarlo, nonostante l’intervento del 118, ai sanitari non rimase che constatare il decesso del giovane tunisino che pare lavorasse, come impiegato irregolare, per la “Piccola Maria”, una delle barche degli imputati. Nell’ultima udienza, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, ha deposto il tenente di vascello Enrico Arena, che all’epoca era a capo del Circomare di Marsala e che ha coordinato le indagini. Il tenente ha detto che la segnalazione partì da un cittadino che chiamò in Capitaneria per segnalare barche che facevano pesca a strascico sotto costa. Dopo Arena, il secondo a deporre è stato l’ufficiale Alessandro Triolo, colui che materialmente arrivò sullo specchio di mare scenario dei fatti dai quali è scaturito il processo. Triolo ha detto che si era recato lì in gommone e stava prendendo le generalità dei pescatori quando qualcuno dalla riva ha attirato la sua attenzione, agitando le braccia. Allora ha messo in moto il mezzo nautico della Guardia Costiera e si è accorto che c’era un uomo sottacqua. Si è buttato e ha recuperato il corpo che è stato portato in porto per i soccorsi, che però sono stati inutili. La prossima udienza si terrà il 27 novembre per sentire altri ufficiali della capitaneria e due tunisini che lavoravano come marinai.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta