Le violenze al carcere “Pietro Cerulli” di Trapani hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. Ben 11 agenti della polizia penitenziaria sono finiti agli arresti domiciliari, mentre altri 14 sono stati sospesi dal servizio, in un’indagine che ha portato alla luce episodi di brutale abuso di potere. Le accuse riguardano pestaggi sistematici, manganellate, sputi, secchiate di urine e atti umilianti nei confronti dei detenuti, spesso scelti tra i più vulnerabili, come stranieri o persone deboli e già segnate da una vita difficile. Un ex detenuto, che ha trascorso appena un mese e mezzo nella struttura, ha raccontato di soprusi costanti, spiegando: “Si accaniscono sugli stranieri e su chi non ha nessuno. Ti dicono: ‘Ti devi sottomettere’. Trattati peggio dei maiali, picchiati senza motivo. Volevano strangolarmi”. Questo caso mette in evidenza un preoccupante clima di violenza e impunità, sollevando interrogativi sulla gestione delle carceri italiane e sui diritti fondamentali dei detenuti.
I segretari Antonino Occhipinti, Riccardo Patti e Antonino Signorello, rispettivamente segretari dei Giovani Democratici di Paceco, Marsala e Mazara, esprimono la loro più ferma condanna nei confronti delle gravissime violenze e torture perpetrate all’interno della casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani, recentemente portate alla luce dalle indagini del Nucleo investigativo della Polizia Penitenziaria: “Le immagini che documentano gli abusi ai danni dei detenuti, tra cui persone affette da problemi psichici, rappresentano una macchia indelebile sulla dignità delle istituzioni e sui principi fondamentali del nostro Stato di diritto. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio sistema di soprusi, una vergognosa “terra di nessuno” che non può trovare alcuna giustificazione”.
I segretari puntualizzano: “E’ giusto ricordare che già lo scorso 9 agosto 2024, a seguito di una denuncia proveniente da un detenuto, abbiamo pubblicamente segnalato che qualcosa di profondamente sbagliato stava accadendo all’interno del carcere di Trapani. In quella circostanza, Gioventù Nazionale ci attaccò duramente, tentando di dipingerci come coloro che non rispettano le forze dell’ordine e che, anzi, favoriscono la delinquenza. I fatti di oggi dimostrano esattamente il contrario: le forze dell’ordine che allora Gioventù Nazionale difendeva a spada tratta si sono rivelate responsabili di azioni disumane, incompatibili con i valori che uno Stato giusto deve rappresentare. Non è accettabile che la fedeltà a un’uniforme venga scambiata per l’impunità di chi la indossa.
Aggiungono i Giovani Democratici: “Sono e saranno sempre dalla parte dello Stato, ma di uno Stato che agisce nel rispetto della Costituzione e dei diritti fondamentali di ogni persona. Crediamo in uno Stato che garantisca giustizia, dignità e umanità, anche nei confronti di chi ha sbagliato e si trova in condizione di detenzione. Dunque si chiede che venga fatta piena luce su quanto accaduto e che i responsabili di questi atti inaccettabili vengano puniti con il massimo rigore. Al contempo, riteniamo necessario avviare una profonda revisione del sistema penitenziario, affinché episodi come questi non si ripetano mai più. Occhipinti, Patti e Signorello ribadiscono con forza che il rispetto per le forze dell’ordine è imprescindibile solo quando queste operano nel solco della legalità e della giustizia. Proteggere la dignità umana non significa essere deboli con la criminalità, ma riaffermare i valori su cui si fonda la nostra Repubblica”.