Le cave di Favignana, da luoghi di duro lavoro a giardini e strutture ricettive

Antonella Genna

Le cave di Favignana, da luoghi di duro lavoro a giardini e strutture ricettive

Condividi su:

sabato 17 Agosto 2024 - 16:00

Calcarenite: è questo il particolare tipo di roccia a grana fine, porosa ma compatta e resistente, di colore chiaro, caratterizzata anche dalla presenza di fossili che ne testimoniano l’origine marina, di cui è costituita parte dell’isola di Favignana, prevalentemente sul lato orientale.

La calcarenite è alla base di una delle attività che, per secoli, è stata nutrimento per i Favignanesi, insieme all’agricoltura e alla pesca del tonno: l’estrazione a uso edilizio.

Un lavoro certamente faticoso, svolto per lungo tempo a forza di braccia e gambe, sia in cave a cielo aperto che sotterranee, spingendosi dalla costa verso il centro dell’isola per centinaia di metri, e coinvolgendo un numero enorme di lavoratori: cavatori, carrettieri e marinai. Dall’interno della cava, i blocchi di calcarenite estratti andavano infatti trasportati fino alla costa e poi sulle barche.

Tutto questo perseverante scavare ha generato sull’isola una serie di cavità, cunicoli e gallerie, modificando il paesaggio e la conformazione stessa dell’isola.

L’estrazione del tufo a Favignana era praticata già nel periodo romano e poi dagli Arabi, ma ebbe il suo massimo sviluppo nel corso dell’800 e per parte del ‘900, fino a quando i minori costi di produzione spinsero a spostare le attività sulla costa trapanese, dove esistevano ed esistono ancora realtà simili.

Il tufo di Favignana, ritenuto particolarmente pregiato, è il materiale con cui sono stati realizzati molti edifici delle isole stesse e del territorio trapanese, ma non solo. Una parte consistente della città di Messina fu ricostruita, dopo il terremoto del 1908, proprio con il tufo di Favignana. E ovviamente anche i Florio ne fecero largo uso, come nel caso di Villa Arenella e Villa Igiea, oltre che per la loro abitazione sull’isola.

La costa orientale di Favignana porta ancora oggi i segni di questa lunga attività, come si può facilmente vedere anche nelle zone di Bue Marino e Scalo Cavallo.

Molte le vecchie cave, oggi abbandonate, sulle cui pareti sono ben visibili e solchi delle attività di escavazione. Mentre altre sono state riadattate a scopi nuovi, comprese strutture alberghiere, creando atmosfere e ambientazioni molto particolari.

Alcuni spazi ipogei hanno dato vita a inusuali giardini dove le piante mediterranee crescono rigogliose, protette dalle alte pareti di tufo.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta