In occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, Arcigay Trapani Shorùq ha marciato ieri per le vie del centro storico di Trapani per sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di un legge che tuteli i diritti di tutti i componenti della comunità. “Marciare insieme, gridare basta alle discriminazioni legate all’omofobia, transfobia e bifobia, è stato bello farlo con tutti voi” scrivono i volontari di Shorùq.
Questa data è stata scelta per ricordare il 17 maggio 1990, giorno in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Il 17 maggio di quest’anno segna un regresso preoccupante, per quanto riguarda i diritti umani della comunità arcobaleno, in Italia. Secondo il report di Ilga Europe, l’associazione internazionale che riunisce centinaia di gruppi Lgbt+, il nostro paese scivola al 36esimo posto in direzione dei paesi meno “friendly”, perdendo ben due posizioni.
Erano presenti anche figure della politica locale, come Valentina Villabuona, presidente dell’Assemblea provinciale del PD e il deputato regionale Dario Safina.
Buongiorno, apprendo di questo termine ” l’omolesbobitransfobia” usato nell’articolo di cui sopra
Ho cercato nelle varie salse vocabolari enciclopedie ed altro non sono riuscito a capirne il significato vero nudo e crudo
A mio parere si esagera nell’uso di frasi peregrine utili solo a quei poveri giovani che sono alla ricerca di se stessi e trovano termini che li fanno sentire qualcosa e nessuno allo stesso modo
Mi spiace dovere fare questo appunto ma necessario anche di una risposta che chiarisca o la mia ignoranza o la vostra fine dialettica e prelibatezza poetica
Leonardo Baiata
Gentile Leonardo Baiata, il termine è semplicemente una parola composta usata ampiamente dalle associazioni arcobaleno, che in italiano è perfettamente corretto anche grammaticalmente, che unisce le parole “omosessuale” “lesbica” “bisessuale” “trans” + fobia che sa bene essere la paura o tutti quei comportamenti contrari alla libertà sessuale. I giovani non sono “poveri”, a volte le etichette servono per cercare e trovare se stessi, spesso è l’imposizione che la società o la famiglia vogliono affibbiare a chi non è e non vuole essere in un certo modo a far perdere l’essenza di sè.
Io non volevo minimamente criticare la libertà di genere anzi ripeto il termine usato non è un termine corretto e lo posso dimostrare in tutte le sedi preposte a questo.
Quei poveri giovani che sono alla ricerca di se stessi si intendeva e si intende dire anche qua che il termine quei si riferisce ad una parte di essi quelli che non hanno chiara la Via
In altre parole la mia era e rimane una osservazione ad un termine che crea un termine troppo ampio una etichetta troppo lunga che è una somma di generi e di altro privo di significato concreto
Una buona serata
Leonardo Baiata