Scrive l’associazione Iustitia in Veritate: “Solidali con padre Bruno, le autorità ecclesiastiche intervengano”

redazione

Scrive l’associazione Iustitia in Veritate: “Solidali con padre Bruno, le autorità ecclesiastiche intervengano”

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lunedì 01 Febbraio 2021 - 18:29

Riceviamo e pubblichiamo una nota da parte dell’associazione Iustitia in Veritate, che si presenta sul proprio sito come “un team di professionisti di vari settori e discipline uniti dalla passione per la Verità, secondo il significato cristiano del termine, senza la quale non può esserci alcuna giustizia reale“.

L’Associazione Iustitia in Veritate difende ed esprime piena solidarietà per il vergognoso attacco mediatico scatenato contro padre Bruno de Cristofaro, religioso nella diocesi di Mazara. In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio scorso, il sacerdote ha pubblicato un breve video dove ha ricordato, insieme al genocidio degli Ebrei, gli olocausti che quotidianamente vengono commessi a danno della vita innocente con l’aborto volontario. Un esempio che mai fino ad oggi nessuno ha osato contestare e, tra l’altro, riferibile anche alle analoghe parole di Papa Francesco, che ha paragonato le leggi sull’aborto all’ingaggio di un sicario “per risolvere i problemi”. Padre Bruno ha affermato semplicemente che “Ricordare è segno di civiltà per evitare di compiere gli stessi errori. Ricordare è importante per capire come sia stato possibile compiere simili atrocità”. Per aiutare a comprendere le radici del male che ha scientemente condotto allo sterminio di tante vite innocenti, ha citato un breve episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’angelo della morte, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza, tra i bambini e i ragazzi, poteva vivere, tutti gli altri erano destinati alle camere a gas. Che differenza c’è tra un uomo che poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no – ha aggiunto padre Bruno– e una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi? Su queste parole si è scatenato l’assalto dei media anche a livello nazionale, chiedendo la testa di don Bruno o addirittura l’intervento delle autorità ecclesiastiche che, ad oggi, salvo poche eccezioni, sono rimaste in silenzio. Eppure in Italia oggi quella linea tracciata col gessetto è la legge 194/78: a differenza di ogni altra, intoccabile. Chi osa minimamente metterla in discussione è condannato alla morte civile, fosse pure un sacerdote nell’esercizio delle sue funzioni pastorali, che impongono di servire la Verità senza infingimenti, seguendo gli stessi insegnamenti della Chiesa. Ricordiamo infatti che la condanna dell’aborto nel Magistero bimillenario della Chiesa Cattolica – dalla Sacra Scrittura al Codice di Diritto Canonico – è inequivocabile, ferma e durissima. Già san Giovanni Paolo II paragonava l’ideologia dell’aborto ai totalitarismi di stampo nazista e comunista. Che furono i primi a legalizzarlo, come riferisce un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana (https://www.lanuovabq.it/it/aborto-e-olocausto-la-verita-che-non-si-vuolericonoscere ). Nessuno degli accusatori di don Bruno è stato in grado di comprendere il profondo significato delle sue parole nel ricercare la comune radice del male per – se non estirparla – almeno renderla evidente alla coscienza di ciascuno. Anzi volutamente le sue parole sono state dipinte come divisive, come se l’unico giudizio ammissibile sia lecito solo allineandosi ad una menzogna. Il tutto a riprova della pericolosa deriva liberticida verso cui stiamo andando. Dietro ogni atto umano che si arroga il diritto di stabilire arbitrariamente quale essere umano meriti di vivere o di morire c’è alla radice la stessa ideologia di morte, la stessa prometeica superbia di sostituirsi al Creatore nel decidere i destini eterni delle sue creature, soprattutto quelle più fragili e innocenti. Una civiltà degna di questo nome non imbavaglia un sacerdote, che richiama alla coscienza i pericoli e gli inganni di un mondo moralista, ma privo di morale, di un pensiero unico che avalla questo illusorio dominio dell’uomo su tutto e tutti, condannando nel contempo chi vi si oppone alla censura, al dileggio e alla calunnia. Iustitia in Veritate, pronta a difendere padre Bruno, auspica che anche le autorità ecclesiastiche ne impediscano il linciaggio affermando la stessa verità e libertà di giudizio che è stata pronunciata con dignità e coraggio dal sacerdote di Mazara.

Associazione Iustitia in Veritate

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