Caccia, dura risposta delle associazioni venatorie agli ambientalisti

redazione

Caccia, dura risposta delle associazioni venatorie agli ambientalisti

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sabato 28 Settembre 2019 - 09:57

Si continua a discutere sull’attività venatoria in provincia di Trapani, dopo la nota inviata agli organi di stampa dalle associazioni ambientaliste.

Giungono adesso due repliche, da parte del presidente provinciale della Federazione Italiana della Caccia, Antonino Incammisa, e dal presidente della Federazione Siciliana Caccia Trapani, Piero Fici.

“In riferimento alla richiesta di sospendere l’attività venatoria in provincia di Trapani fino al 31 ottobre, avanzata all’Assessore Regionale dell’Agricoltura da parte di alcune associazioni ambientaliste siciliane (Legambiente, Lipu, WWF) a seguito di casi di bracconaggio verificatisi in provincia, il sottoscritto Antonino Incammisa, presidente provinciale della Federazione Italiana della Caccia, giudica assolutamente strumentale l’iniziativa in argomento, dettata soprattutto dalle posizioni ideologiche avverse alla caccia da parte di dette associazioni e non certo per combattere il bracconaggio essendo assodato che la chiusura dell’attività venatoria non eliminerebbe una piaga che i cacciatori sono i primi a condannare, non con parole e proclami ma con iniziative concrete, alcune di concerto con lo stesso Assessorato Regionale, volte alla reale tutela dell’ambiente e della fauna selvatica. E’ stato inoltre appurato che nella stragrande maggioranza dei casi l’abbattimento di selvatici protetti avviene in attività venatoria chiusa (come quello verificatosi il 14 settembre scorso), riconducibili quindi ad individui che nulla hanno a che vedere con la caccia. I bracconieri non hanno calendario né orologio e in moltissimi casi nemmeno una licenza di caccia. Per quanto riguarda il sequestro di richiami acustici citati dalle associazioni ambientaliste si ricorda che gli stessi sono vietati durante l’uso dell’attività venatoria. Va a tal proposito ricordato che negli ultimi anni tali richiami, legali e di libera vendita, vengono utilizzati dagli appassionati della natura per il “birdwatching”, non necessariamente quindi utilizzati per la caccia alle quaglie selvatiche che in tali casi è assolutamente da condannare. E’ anche un dato assodato che la Sicilia è anche un luogo di azioni illecite da parte di collezionisti di uova ed esemplari di rapaci vivi o morti, attività esecrabile oltre che da perseguire. Il problema, quindi, va riportato nella giusta dimensione e direzione, non certo con la chiusura dell’attività venatoria ma con iniziative volte alla reale tutela del territorio e della fauna selvatica, sia in ambito provinciale che regionale. Ciascun cacciatore, onesto e rispettoso delle regole, paga ogni anno alcune centinaia di euro per ottenere la necessaria autorizzazione, somme che anzichè finire nel calderone del bilancio regionale per legge dovrebbero essere destinate dalla Regione alla tutela dei territori destinati alla caccia, spesso devastati dagli incendi e quindi inaccessibili ai cacciatori, al ripopolamento della selvaggina stanziale, proteggendola dalle epidemie che l’hanno decimata in molte zone, e alla lotta al bracconaggio. Proprio su quest’ultima problematica il 10 settembre scorso una rappresentanza della sezione provinciale della Federcaccia ha partecipato presso la Prefettura di Trapani ad un apposito tavolo tecnico dando la massima disponibilità a combattere il fenomeno, riscontrato comunque in pochi casi in provincia di Trapani, assolutamente però da condannare e debellare”.

Questa invece la nota a firma di Piero Fici: “Come Presidente e come Cacciatore sono sdegnato e offeso per l’atteggiamento mostrato dalle associazioni ambientaliste nei confronti dei cacciatori della Provincia di Trapani , sia per gli articoli sui giornali sia per la richiesta di un decreto di sospensione della caccia con urgenza nella Provincia di Trapani. La causa di questa persecuzione è stato l’abbattimento di un esemplare di Falco Pecchiaiolo appartenente alle specie particolarmente protette, da parte di qualche stupido bracconiere che ha ucciso il povero volatile in periodo di caccia chiusa, cosa che è successa anche l’anno scorso, e proprio per questo il corpo forestale dello stato ha costituito un nucleo operativo antibracconaggio. Alla luce di quanto esposto, per colpa di un bracconiere, si dovrebbe chiudere la caccia in tutta la provincia di Trapani, criminalizzando e penalizzando l’intera categoria. Quale mente eccelsa partorisce un’eresia del genere? Dare la colpa ad una intera categoria e come chiudere la pesca perché un pescatore ha utilizzato dell’esplosivo per catturare i pesci, causando un danno all’habitat marino… ma di cosa stiamo parlando. Inoltre per dare corpo all’articolo, si è dato risalto al fatto che il corpo forestale ha sanzionato 5 cacciatori a cui è stato sequestrato un richiamo acustico elettronico; anche su questo aspetto si cerca di colpevolizzare la categoria, ed io ritorno a dire che anche nell’agricoltura ci sono individui che utilizzano prodotti vietati dalla legge che fanno stragi di roditori, uccelli quali granivori e rapaci, oppure aggiungo, altri soggetti che bruciano il nailon delle serre per disfarsene velocemente, allora cosa dovremmo fare bloccare l’agricoltura? Invece di denigrare la categoria dei cacciatori come unici responsabili degli abbattimenti di questi ultimi capi di specie protette, bisognerebbe solamente essere più sensibili e onesti nei confronti dell’ambiente e della fauna, denunciando i singoli soggetti che danneggiano l’immagine di un intera categoria”.

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