Da un lato la Regione Siciliana ha chiuso il 2025 con le nuove (e attese) nomine dei manager del Policlinico di Catania e dell’Asp di Palermo, ultime caselle vuote dell’ultima infornata di incarichi del sistema sanitario dell’isola. Dall’altro, nelle ultime ore, la Cgil Sicilia ha diramato un documento fortemente critico sulla gestione del sistema sanitario regionale, evidenziando “carenze di organico intorno alle 20 mila unità, tra medici, infermieri e altro personale, considerando i 2.736 pensionamenti che si saranno nel 2026”. “Inoltre, entro il 31 agosto – proseguono il segretario generale Alfio Mannino e il segretario confederale Francesco Lucchesi – la regione ha l’obbligo di completare e mettere in funzione le case e gli ospedali di comunità che abbisognano a loro volta di personale, stimato in 4.204 unità. La regione come si sta attrezzando per far fronte a questa che si presenta come una vera e propria emergenza?”.
“La mancanza di personale – rilevano i due esponenti della Cgil- oltre ad avere messo già in ginocchio la sanità pubblica, rischia di rendere inutile la spesa messa in campo con il Pnrr per la costruzione delle nuove strutture, portando le carenze di organico dell’intero sistema a 25 mila unità circa. Sarebbe un disastro”. “Vorremmo anche sapere – aggiungono i due esponenti sindacali- a che punto si è con le dette strutture visto che solo pochi mesi fa, a ottobre, per le case di comunità si era speso solo il 18,6% dei 278 milioni a disposizione e per gli ospedali di comunità solo il 13,6% della dotazione di 128 milioni. Assicurare il diritto alla salute senza medici, infermieri, operatori socio- sanitari e altre figure necessarie al sistema — proseguono Mannino e Lucchesi- è di fatto impossibile. Costruire strutture, ammesso che la Regioni rispetti le scadenze, per lasciarle vuote è un nonsenso, così come lo è il fatto di continuare a non colmare le carenze d’organico del sistema. In ogni caso il tempo a disposizione è sempre meno, è quindi fondamentale intervenire con le nuove assunzioni e le stabilizzazioni, come abbiano già più volte sollecitato, per evitare il collasso definitivo del sistema sanitario pubblico”.