Schifani verso il rimpasto in Giunta: la crisi con il caso Cuffaro scuote la Sicilia

redazione

Schifani verso il rimpasto in Giunta: la crisi con il caso Cuffaro scuote la Sicilia

Condividi su:

lunedì 10 Novembre 2025 - 07:23

È una settimana cruciale per Renato Schifani e per il suo governo regionale. Dopo giorni di tensione e notti insonni, il presidente della Regione siciliana si prepara a sciogliere la riserva sul futuro della sua giunta. Al centro della tempesta, l’inchiesta della Procura di Palermo che ha travolto ambienti politici e amministrativi legati all’area DC di Totò Cuffaro, riaccendendo il dibattito sulla tenuta del centrodestra e sulla questione morale dentro il Palazzo d’Orléans. Schifani ha convocato la giunta chiedendo la presenza di tutti gli assessori. Sul tavolo, due scenari: il primo, la rimozione dell’assessora alla Famiglia Nuccia Albano, considerata il volto più esposto della corrente di Totò Cuffaro. Pur non indagata, il suo assessorato è indicato nelle carte giudiziarie come quello più “inquinato” dalle interferenze politiche dell’ex governatore. La dirigente generale Letizia Di Liberti, accusata di aver fornito soffiate su bandi e procedure, è già stata sospesa.

La seconda ipotesi è la più radicale: l’uscita della Democrazia Cristiana dalla Giunta, con la revoca delle deleghe anche ad Andrea Messina, assessore alle Autonomie locali. Una scelta che equivarrebbe a una rottura definitiva con Cuffaro, ma che rischierebbe di indebolire ulteriormente una maggioranza già fragile all’Ars. Nei corridoi della politica regionale si sussurra di possibili dimissioni “volontarie” degli assessori, soluzione che però, al momento, non appare sul tavolo. Fonti vicine al governatore raccontano un Schifani “inorridito e amareggiato” dopo aver letto i giudizi espressi su di lui da Cuffaro e Saverio Romano in alcune intercettazioni. Nonostante le pressioni, l’ex presidente del Senato sembra deciso a non cedere alla linea dell’azzeramento della giunta suggerita da Raffaele Lombardo.

Ma le divisioni attraversano tutto il centrodestra. L’esponente forzista Tommaso Calderone parla della necessità di una “risposta forte e non di facciata”, mentre Luca Sbardella (FdI) invita alla cautela. L’idea di un rimpasto “mirato”, che salvi l’equilibrio della coalizione e preservi la figura di Schifani, è oggi la più probabile. Intanto, la Democrazia Cristiana prova a serrare le fila, convocando per il 19 novembre una direzione regionale straordinaria a Palermo, dopo il passo indietro di Cuffaro, raggiunto da una richiesta di arresti domiciliari. “Siamo consapevoli che la fiducia dei cittadini è un bene prezioso – si legge nella nota del partito –. Continueremo a servire la Sicilia con coraggio, trasparenza e rispetto delle istituzioni”.

Sul fronte opposto, l’opposizione alza i toni. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle annunciano una manifestazione davanti a Palazzo d’Orléans e chiedono le dimissioni immediate del presidente. “La misura è colma – attaccano –. Da troppo tempo la Regione è ostaggio di logiche di potere e clientelismo che hanno piegato sanità, concorsi e nomine all’interesse personale”. Per i dem, quella in corso non è più una battaglia di schieramenti ma una “questione di dignità per la Sicilia”. Nelle stesse ore, a Palermo, inizieranno gli interrogatori dei primi indagati, mentre per venerdì 14 sono attesi quelli di Cuffaro e Romano. E all’Ars restano aperti i nodi della manovra regionale e delle prossime scadenze legislative. Schifani, stretto tra il rischio di una crisi politica e l’urgenza di un segnale di discontinuità, si gioca ora la credibilità di tutto il suo mandato. In gioco non c’è solo la sopravvivenza del governo, ma la fiducia dei siciliani in una classe dirigente che deve dimostrare di saper reagire al terremoto giudiziario e morale che ha scosso l’isola.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta