Il Rendiconto sociale dell’Inps di Trapani fotografa una realtà lavorativa allarmante in provincia: è un territorio in cui prevalgono occupazioni precarie, mal retribuite e sempre più distanti da contratti a tempo indeterminato. La paga media giornaliera resta tra le più basse d’Italia, soprattutto rispetto alle regioni del Nord. “Il lavoro povero e instabile non permette ai giovani di costruire un futuro”, denunciano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Trapani, Liria Canzoneri, Federica Badami e Tommaso Macaddino. L’aumento delle domande di disoccupazione – da 21 mila a oltre 23 mila – e delle ore di cassa integrazione – da 156 mila a 248 mila – è un chiaro segnale di crisi del tessuto produttivo locale.
Spopolamento e disagio sociale in crescita
Oltre al tema occupazionale, preoccupa anche il calo demografico: il saldo fra nascite e decessi è negativo per 2.194 unità, con l’unica eccezione rappresentata da un incremento di 245 immigrati. “Così facendo, le nostre città si svuoteranno”, avvertono i sindacati, sottolineando l’urgenza di politiche sociali a sostegno delle famiglie e di misure concrete per la conciliazione tra vita e lavoro, in particolare a favore delle madri lavoratrici. Dietro i numeri, evidenziano Canzoneri, Badami e Macaddino, si nasconde anche il fenomeno diffuso del lavoro nero e della mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Serve un patto per rilanciare il territorio
Per Cgil, Cisl e Uil Trapani è necessario un cambio di passo: “Bisogna unire le forze con un patto per il rilancio del territorio”. I sindacati chiedono un utilizzo immediato dei fondi PNRR, il potenziamento delle infrastrutture, il sostegno alle imprese in difficoltà e l’adozione di politiche di genere che colmino il divario salariale, ancora troppo marcato nel trapanese. Un altro dato allarmante riguarda i cosiddetti inattivi, che nel solo territorio provinciale superano quota 227 mila: un numero superiore alla media regionale e che dimostra come lo sconforto abbia portato molti a rinunciare persino a cercare lavoro. “Le potenzialità del territorio non mancano – concludono i sindacati – ma serve una strategia concreta per farle emergere e trasformarle in sviluppo”.