Ha preso il via oggi, lunedì 1° settembre, l’attività venatoria in numerose regioni italiane tra cui Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto. Si tratta, tuttavia, di un’apertura anticipata – una sorta di “preavvio” – in vista dell’inizio ufficiale fissato per domenica 21 settembre. Immediate le reazioni delle associazioni animaliste, che non solo contestano l’anticipo, ma esprimono forte preoccupazione per il nuovo disegno di legge in discussione in Parlamento: un provvedimento che, se approvato, potrebbe ampliare notevolmente le possibilità di caccia anche in periodi e aree oggi protetti.
Il disegno di legge che cambia le regole
Sebbene la stagione venatoria inizi formalmente la terza domenica di settembre, anche nel 2025 molte Regioni hanno scelto di anticipare l’apertura al 1° settembre, permettendo ai cacciatori di sfruttare le cosiddette “preaperture”. Una decisione che ha acceso le proteste del mondo ambientalista, soprattutto perché coincide con il dibattito parlamentare sul disegno di legge 1552, destinato a trasformare profondamente il quadro normativo sulla caccia in Italia. Tra le misure più discusse contenute nella proposta: l’autorizzazione alla caccia agli uccelli migratori nei valichi montani, la possibilità di esercitare l’attività venatoria anche in primavera e nelle foreste demaniali, finora riservate ad attività ricreative; la riattivazione degli impianti per la cattura degli uccelli da richiamo; la riduzione delle aree protette e la possibilità per guardie giurate di supermercati e istituti bancari di partecipare alle battute di caccia.
Le reazioni del fronte animalista
“La brama dei cacciatori viene asseconda da politici sempre alla ricerca di consensi, anche a costo di alimentare una strage di animali selvatici. È ciò che sta accadendo al Senato, dove si discute il ddl 1552, promosso dalla maggioranza per favorire il mondo venatorio a scapito della biodiversità”, ha commentato Massimo Vitturi, responsabile fauna selvatica di LAV (Lega Anti Vivisezione). Vitturi ha inoltre ricordato come, secondo i dati raccolti dall’Eurispes – istituto italiano di ricerca economica e sociale – una larga maggioranza degli italiani si opponga alla caccia. “Parliamo di un’opposizione che ha toccato punte del 76%, contro un’attività che ogni anno causa la morte di centinaia di milioni di animali, oltre a decine di vittime e feriti tra le persone”.