È un dato che stringe il cuore e lascia dietro di sé un silenzio pesante. In Italia, circa un neonato su mille viene abbandonato alla nascita. È quanto emerge dall’ultima indagine condotta dalla Società Italiana di Neonatologia (Sin), che accende i riflettori su una tragedia silenziosa, spesso taciuta, ma sempre più presente. Nel 37,5% dei casi, le donne che scelgono di non riconoscere il proprio bambino sono italiane; quasi la metà ha tra i 18 e i 30 anni. Un numero che racconta la solitudine, la paura, e il dramma di giovani donne spesso lasciate senza alternative, schiacciate da contesti familiari o sociali difficili, e da condizioni economiche sempre più precarie. In Sicilia, terra di contrasti profondi, sono presenti solo quattro “Culle per la Vita”, strumenti che permettono l’abbandono sicuro e anonimo del neonato, tutelandone la vita e offrendo una chance di salvezza. Due sono a Palermo, le altre due nei comuni etnei di Paternò e Giarre. Ma non esiste un censimento ufficiale a livello regionale, né una normativa che disciplini in modo chiaro e uniforme la loro presenza, gestione e funzione.
A denunciare questa assenza e ad avanzare una proposta concreta è Vincenzo Figuccia, deputato questore all’Ars, che ha presentato un disegno di legge per colmare questo vuoto normativo: “Voglio definire formalmente la Culla per la Vita come strumento di tutela del neonato e di sostegno alla maternità in condizioni estreme. Serve che ogni punto nascita abbia questo presidio, in collegamento con ospedali e servizi sociali. È necessario formare il personale e avviare campagne di informazione per far conoscere questa possibilità come alternativa legale e sicura”. Figuccia conclude con parole che pesano come pietre: “È un tema che mi sta molto a cuore. Lo porterò all’attenzione dei colleghi in commissione e in aula. Non possiamo più chiudere gli occhi davanti a queste storie di abbandono. Dobbiamo restituire dignità a chi non ha voce, a quei neonati lasciati soli già nei primi istanti di vita”.