Una Sicilia che produce, ma non guadagna. Una terra che brucia, senza tutele. È il quadro drammatico che arriva dalla Sicilia Occidentale, in particolare dalle province di Trapani e Palermo, dove il settore agricolo è al collasso. A lanciare l’allarme è Matteo Paladino, vicepresidente vicario della Cia Sicilia Occidentale, che denuncia una condizione ormai insostenibile per migliaia di agricoltori e allevatori: «È inaccettabile che i nostri agricoltori siano costretti a raccogliere il grano a prezzi così bassi da non coprire nemmeno i costi, mentre sugli scaffali il pane, la pasta e la farina continuano a rincarare. La Regione Siciliana deve intervenire subito».
Grano, prezzi sotto i costi e concorrenza sleale
La raccolta del grano, quest’anno, ha portato a una beffa clamorosa: il prezzo medio di acquisto si aggira tra i 20 e i 22 euro a quintale, un valore che non copre le spese di produzione. Paradossalmente, proprio mentre la Sicilia ha raccolto più grano del suo fabbisogno — con rese comprese tra i 30 e i 45 quintali per ettaro nelle province di Trapani e Palermo — gli agricoltori locali sono strangolati dalla concorrenza dei grani esteri, spesso di qualità inferiore e venduti a prezzi stracciati.
«Il grano canadese trattato con glifosato e quello greco entrano in Italia a condizioni che danneggiano i nostri produttori — spiega Paladino —. È ora di abbassare i limiti delle microtossine per il grano d’importazione, per tutelare la salute dei cittadini e difendere chi produce in modo sano e sostenibile».
Incendi e pascoli distrutti: allevatori alla disperazione
Alla crisi del grano si aggiunge un’altra emergenza: gli incendi estivi, che hanno colpito duramente la provincia di Trapani, devastando Cofano, Zingaro, Custonaci, Scopello e San Vito Lo Capo. Centinaia di ettari di pascolo sono andati in fumo, lasciando gli allevatori senza foraggio per i prossimi mesi. «Alcuni hanno rischiato la vita per salvare gli animali. Ora si trovano costretti ad acquistare mangimi da qui fino a novembre, sperando nelle piogge. È una spesa che non si possono permettere», denuncia Paladino. Secondo la Cia, una parte della responsabilità ricade sulla mancata gestione del patrimonio demaniale e delle riserve naturali. Laddove si impedisce il pascolo, si favorisce l’accumulo di sterpaglie che alimentano le fiamme. «Gli allevatori sono i veri custodi del territorio. Se si impedisce loro di lavorare, il territorio muore», afferma il vicepresidente.
Le tre richieste urgenti alla Regione
La Cia Sicilia Occidentale chiede alla Regione Siciliana tre misure immediate:
- Dichiarazione dello stato di calamità naturale per le zone colpite dagli incendi;
- Sostegni economici urgenti per garantire foraggio agli allevamenti;
- Affidamento delle aree demaniali e delle riserve agli allevatori, per attivare forme di pascolo controllato e prevenzione attiva degli incendi.
«Non possiamo più aspettare. Se perdiamo l’agricoltura, perdiamo anche la nostra identità», conclude Paladino. La Sicilia Occidentale chiede risposte. E le chiede adesso.