La provincia di Trapani si sta preparando alla XXX Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno, in ricordo delle vittime di mafia, che il 21 marzo vedrà arrivare in Sicilia occidentale scolaresche, attivisti antimafia e rappresentanti della società civile provenienti da tutte le regioni italiane. In vista di quest’importante appuntamento, che ricade in prossimità del 40° anniversario della strage di Pizzolungo, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti sta attraversando il territorio per ribadire le ragioni di una partecipazione quanto mai necessaria. “Questa giornata – sottolinea don Ciotti – nasce per ricordare tutte le vittime della violenza criminale mafiosa. Da tutte le parti d’Italia arriveranno centinaia e centinaia di familiari per tenere viva la memoria, che non deve tradursi in una retorica che non ci possiamo permettere, ma in responsabilità e impegno. Ricordiamo tutte le vittime che la mafia ha spazzato via, a partire da quelle di questo territorio, la Strage di Pizzolungo, Mauro Rostagno, con l’obiettivo di far sentire la nostra vicinanza ai familiari”.
Nel corso dell’iniziativa tenutasi mercoledì pomeriggio a Marsala, nei locali dell’associazione “Finestre sul mondo”, affiancato dal coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì don Ciotti ha poi rimarcato l’importanza del valore della verità sulle stragi e sugli omicidi di mafia, perchè “senza verità non c’è giustizia”, sottolineando al contempo che, al di là delle pesanti infiltrazioni criminali che hanno permeato nel tempo la provincia di Trapani, ci sono anche tante realtà coraggiose sul territorio che danno speranza.
Il fondatore di Libera, tuttavia, sa bene che le mafie mantengono una grande capacità di rigenerarsi, cambiando pelle e nel suo intervento ha insistito molto su questo aspetto: “Le organizzazioni criminali sono diventate transnazionali, usano le migliori tecnologie e i boss sono diventati manager. C’è una grande commistione tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Per questo dobbiamo essere più scaltri, più impegnati. Non basta tagliare la malerba in superficie, bisogna estirpare il male alla radice, attraverso l’impegno culturale, educativo, le politiche sociali, la dignità del lavoro, il sostegno alle famiglie e ai giovani. Non possiamo delegare alla magistratura, alle forze di polizia, c’è una parte del lavoro che chiama in causa noi cittadini”.
Infine, don Ciotti ha lanciato un appello affinchè non si lasci passare un messaggio di normalizzazione della mafia, come inducono a pensare le posizioni assunte anche da alcune frange dell’opinione pubblica e persino del mondo istituzionale. “Si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. Questa dimensione di illegalità, di corruzione, non può essere mai considerata come una delle tante cose”.