Sarà sicuramente un successo di pubblico, tanto da aver già fatto registrare il sold out. L’8 marzo, alle ore 21, il Teatro Rivoli di Mazara del Vallo accoglierà uno spettacolo che promette di essere una vera e propria immersione nell’universo di Lucio Dalla. “Ciao Lucio. Omaggio a Lucio Dalla” è un evento culturale che celebra l’eredità di uno dei più grandi cantautori italiani di sempre, attraverso un viaggio musicale e teatrale che affonda le radici nella sua straordinaria carriera. Il progetto, nato nel 2014 dalla passione di Valentino Aquilano, artista che ha deciso di dedicare la propria vita alla musica e all’omaggio a Dalla, non si limita a essere un semplice tributo. Si tratta di una celebrazione autentica della sua vita e della sua opera, che va oltre le note delle sue canzoni.
“Canto le sue canzoni da quando avevo sei anni – ci spiega Valentino Aquilano – e dunque nutro una passione da sempre. Quando lui è scomparso, nel 2012, ho voluto mettere in piedi un po’ per gioco un omaggio. Sono partito da una cassettina e due basi musicali. Poi successivamente sono arrivati dei musicisti e la cosa si è estesa, fino ad arrivare ad andare in giro per i teatri”. Originario di Apricena, in provincia di Foggia, Aquilano ha subito il fascino di Dalla sin da piccolo: “L’ho conosciuto perché mia madre era fan di Morandi e loro erano molto amici. Poi lui spesso andava alle isole Tremiti e molte volte io e mio padre, soprattutto a Lesina o a Termoli, lo vedevamo spesso, quando attraccava la sua barca”. Oggi porta in giro per l’Italia l’eredità di un artista immenso. E pensare che da bambino Aquilano voleva fare tutt’altro: “Io non volevo cantare, ma giocare a pallone. Avevo sei anni e mia mamma mi portò a un festival canoro. Tutti volevano cantare e io piangevo. La mia prima canzone è stata Ci vorrebbe il mare di Marco Masini. Durante la partecipazione al Festival ho visto un mio amico con il panama che ballava e cantava Attenti al Lupo. Lì è nata la mia curiosità. Mi ha sempre colpito molto perché è sempre stato un artista sui generis e fuori dalle righe, rispetto agli interpreti o ai vari cantautori. Lucio era un po’ un folletto e inoltre si intravedeva una linea nostalgica in quello che scriveva e nella sua vita”.
Lo spettacolo si strutturerà con una ventina di brani, quelli più iconici, accompagnati anche dalla voce fuori campo, quella di Lucio stesso, dove riecheggia un po’ nell’aria il suo ricordo e il ritorno della sua anima tra noi. “Ci saranno dei pensieri esposti da lui stesso. Ad esempio prima di Futura parla della guerra fredda oppure nel momento dedicato a Caruso c’è un momento riflessivo e poetico per parlare di Napoli”. Ancora oggi Dalla è considerato un artista immenso, attuale. Ma qual è l’eredità più grossa che ci ha lasciato? “Sicuramente l’autenticità e la modernità interna ai suoi testi. Mi viene da pensare a Com’è profondo il mare, scritto nel ’76, dove si parla di chirurgia sperimentale, di gente strappata alla vita per via della guerra. Guardiamoci intorno, non siamo poi così lontani. Basta vedere Gaza, la situazione tra Ucraina e Russia, il potere della Cina… Di attuale c’è L’anno che verrà, brano amaro che parla di speranza, come Anna e Marco, una sfida di un uomo e una donna innamorati che sfidano la vita, cose che viviamo anche oggi”.
Lo stesso Aquilano, all’interno della discografia di Lucio Dalla, non fa fatica a individuare quali siano i brani che più ama: “Quello che rappresenta me, la mia vita e la mia anima è Anna e Marco, la mia canzone nel mondo. Ma con il gruppo abbiamo un cavallo di battaglia con La sera dei miracoli, che parla di una Roma eterna, dei cani che parlano tra di loro, in maniera poetica”. La forte affinità fisica e vocale tra Valentino Aquilano e Lucio Dalla, insomma, offre una performance che non è pura e semplice imitazione, ma interpretazione profonda. E con la sua opera, Aquilano si propone di portare avanti il messaggio che Dalla ha voluto trasmetterci: “La musica è un codice che riesce ad abbracciare popoli, etnie e generazioni diverse. Adesso è cambiato un po’ il modo di veicolare i messaggi. In quelle due ore e sui social cerchiamo invece di tornare indietro e volgere anche lo sguardo al passato per permettere anche a chi non conosce Dalla di conoscerlo. Le cose autentiche restano autentiche – conclude Aquilano – e questa cosa non si può cambiare”.