In un servizio di Report, trasmissione su Rai Tre, si è parlato di viticoltura e di una vicenda anomala. Si è parlato anche del passito di Pantelleria, un procedimento unico al mondo grazie all’essiccazione e allo stenditoio. Ma ci sono anche i cosiddetti “Furbi del passito”. Di chi si tratta? Di chi prende scorciatoie. Operai tirano dal camion le cassette di uva raccolta e la stendono nelle serre. Le cassette sono di Donnafugata, il cui proprietario è Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia. Una bottiglia di passito Donnafugata costa fino a 65 euro. Poi ci sono le cantine Pellegrino. Sono loro i maggiori produttori. L’appassimento dell’uva però, pare non avvenga con stenditoio naturale ma con serre. A parlare è anche Benedetto Renda, presidente del Consorzio Doc Pantelleria che parla di un disciplinare apposito per le uve di Pantelleria.
La domanda è: l’uva appassita nella serra, rispetta il disciplinare? Pare di no, con una aerazione limitata. Per Renda è “un accelerare il processo di essiccazione”. Insomma, si risparmia tempo e spazio. Ma per i produttori del passito con procedura a stenditoio, la differenza nel vino si sente eccome alla degustazione. Secondo Report, bisognerebbe specificare nel disciplinare che le uve vanno essiccare con stenditoio e non con serre, ma la normativa lo camuffa. Chi pratica l’essiccazione naturale, non ha molto peso nel Doc Pantelleria, sono piccoli e pochi.
Tra gli intervistati anche Antonio Parrinello, ex direttore del Parco Nazionale Isola di Pantelleria dal 2018 l 2021: “E’ evidente che la costruzione della serra, secondo la legge nazionale sui parchi, altera l’equilibrio ecologico”. Tra l’altro le serre resistono a queste normative, facendo il posto anche ad alberi che vengono estirpati appositamente per lasciare spazio alle serre. Nel passito in serra si può aggiungere alcol, quello naturale con lo stenditoio ha costi più elevati. Si parla di una differenza di oltre 10 euro anche, nei supermercati. L’inviato Report chiede a Benedetto Renda se abbia degli interessi, la risposta è stata netta: “E’ un problema che non è nato ora, che c’era 20 anni fa, i passiti sono ben etichettati”. Peraltro sembra che alcuni passiti non siano fatti a Pantelleria, nonostante sfruttino l’immagine dell’isola. Renda però dice che non rientra nella competenza del Doc e che esso non può intervenire. Secondo il giornalista di Report però non è così. Molte uve di Zibibbo per esempio, sono coltivate a Trapani. In buona sostanza, ci sono tante ombre sui vini doc di Pantelleria.