La polizia municipale di Marsala non demorde. La lotta ai conducenti senza patente di motorini, senza targa e senza assicurazione prosegue senza tregua. Giusto, la legge va rispettata da tutti. Così la polizia municipale ha ingaggiato una lotta, per carità giusta lo ripeto, nei confronti degli extracomunitari che con quei motorini vanno a lavoro. Posti di blocco alle 6 del mattino a Ciavolo o a Strasatti, lungo la via del lavoro, sono molto “produttivi”. E poi, vuoi mettere, una bella foto da pubblicare. La voglia di mettere in mostra il buon lavoro fatto è legittima, ma nello specifico la trovo inzuppata di trionfalismo. Più volte assistendo ad azioni di stupro della città ho chiamato i vigili urbani di Marsala e non ho mai trovato risposte adeguate neanche conforto, anzi spesso non hanno proprio risposto al telefono… Ora nell’apprezzare la energica lotta ai motorini dei lavoratori neri, mi chiedo: qualcuno di quelli che ordinano e organizzano blitz e fotografie si è mai chiesto cosa ci sta dietro un motorino senza targa? Spesso c’è una famiglia che vive del lavoro di quel conducente fuori regola che si alza alle 5 del mattino per raggiungere il posto di lavoro. Si è chiesto perché i conducenti non hanno la patente, perché hanno i motorini senza targa? Si sono chiesti come sarebbe se Marsala fosse accogliente e intelligente? Per avere la patente si deve sapere leggere e scrivere bene in italiano e chi è scappato da situazioni disumane, più che alla padronanza della lingua, pensa a lavorare per sfamarsi e avere un tetto. Ecco: corsi di lingua che aiutano ad inserirsi – e anche a potere sostenere gli esami di guida – non sarebbero da fotografare? E autobus efficienti e confacenti agli orari e ai luoghi di lavoro non sarebbero mezzi capaci di contrastare i motorini abusivi a basso costo, ma che permettono di raggiungere il luogo di lavoro?
Ho certezza di lavoratori che, dopo il fotogenico sequestro del motorino, vanno a lavoro in bicicletta: Marsala – Digerbato: un’oretta in bici prima del lavoro nei campi e poi il rientro per digerire una giornata di lavoro manuale. La legge è giusta e va rispettata. Senza se e senza ma. Va rispettata anche in via XI Maggio. E insieme alla legge va rispettata la persona. Pensare alla giustizia solo attraverso azioni repressive è proprio dei sistemi che non hanno a cuore la persona, che non conoscono il valore della giustizia sociale, che non sanno riconoscere l’ingiustizia sociale e premere per miglioramenti e soluzioni.
Al posto di quelle inutili fotografie, avrei gioito se avessi letto che a Marsala si riconosce la necessità di promuovere sforzi per affrontare questioni come l’accesso al benessere sociale e alla giustizia per tutti.
Mi viene da dire che lo sviluppo sociale deve mirare alla giustizia sociale, alla solidarietà, all’armonia e all’uguaglianza. O è troppo?
Antonella Ingianni