Il governo del Bangladesh sta vivendo il cosiddetto “Bangla Blockade”, ovvero una serie di forti proteste promosse dagli studenti contro una riforma che ripristinerebbe corsie preferenziali nell’impiego nella Pubblica Amministrazione, col 3% dei posti di lavoro assegnati ai figli dei veterani della guerra d’indipendenza del 1971: un provvedimento percepito in favore dei sostenitori del partito che guida in questo momento il Paese asiatico. Il 17 luglio scorso ci sono stati circa 7 morti: Amnesty International aveva potuto verificare le conseguenze dell’uso della forza letale contro gli studenti dell’Università di Dacca da parte delle forze di sicurezza e del Bangladesh Chatra League, una milizia civile progovernativa. Trentadue morti in un solo giorno, invece, il 18 luglio. In totale oltre 170 morti.
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Anche a Marsala la popolazione bengalese ha manifestato pacificamente ieri pomeriggio, guidando un corteo a sostegno delle proteste studentesche, che da Porta Mazara è arrivato fino a Piazza Loggia. I manifestanti sono vicini ai loro figli, fratelli, amici, chiedendo anche da un paese molto lontano come l’Italia, di annullare la riforma che privilegia alcuni studenti anzichè altri.