Il caso Sammartino e l’eterna danza del trasformismo siciliano

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Il caso Sammartino e l’eterna danza del trasformismo siciliano

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domenica 21 Aprile 2024 - 08:32

Li chiamano “ras delle preferenze”. Sono quei politici che solitamente fanno il pieno di voti, a prescindere dalle tornate elettorali in cui si candidano. Se è in auge la destra, si candidano con uno dei partiti di quell’area politica e vengono puntualmente eletti. Se la destra cade in disgrazia, si avvicinano alla sinistra, sempre alla ricerca di candidati rassicuranti agli occhi dell’elettorato moderato. E anche con il campo progressista, nella maggior parte dei casi, confermano la propria elezione. Se, però, la sinistra va in crisi di consensi, mica si torna a casa o si resta fermi qualche turno….Ci si ripropone alla destra…Con un andamento che somiglia a una danza, i trasformisti della politica siciliana finiscono per oscillare tra partiti e movimenti, mantenendo sempre gli stessi voti. La cosa strana è che trovano sempre porte aperte, perchè un pacchetto di preferenze spostate da un punto a un altro val bene un matrimonio d’interesse, con un coniuge tendenzialmente poligamo. Almeno, secondo le segreterie politiche siciliane.

Nel 2015 il Pd guidato da Matteo Renzi aprì le sue porte in Sicilia a soggetti che poco avevano a che fare con la sua storia, come Paolo Ruggirello e Luca Sammartino. Di fronte alle contestazioni dei militanti storici, che nei territori avevano sempre combattuto Ruggirello e Sammartino da avversari politici e rivendicavano un eredità politica fatta delle battaglie di Pio La Torre e Piersanti Mattarella, la dirigenza pro tempore del Partito Democratico rivendicò l’importanza di allargare gli orizzonti del partito arruolando esponenti politici che avevano militato nel campo avverso per arrivare a ottenere più voti.

L’aumento dei consensi elettorali, magari, c’è pure stato. Ma si è rivelato abbastanza effimero: un’inchiesta giudiziaria, nel giro di poco tempo, ha estromesso dall’agone politico Paolo Ruggirello, condannato a 12 anni per associazione mafiosa dopo il suo coinvolgimento nell’operazione “Scrigno”. Sammartino, non appena ha fiutato che il vento stava cambiando, è passato dal Pd alla Lega, senza particolari vertigini. Proprio in quota al Carroccio è andato ad affiancare Renato Schifani, ricoprendo la carica di vicepresidente della Regione Siciliana e di assessore all’agricoltura dal 2022 fino al coinvolgimento nell’inchiesta “Pandora” che, nei giorni scorsi lo ha indotto alle dimissioni.

I casi di Ruggirello e Sammartino rappresentano, naturalmente, due esempi – probabilmente tra i più eclatanti – di un certo trasformismo in salsa siciliana che si alimenta di macchine del consenso senza farsi molte domande sulla qualità della raccolta del voto e su una certa coerenza valoriale (per non dire ideologica) che sembra andata per lo più perduta. Una logica che ha allontanato dalla politica tante persone di buona volontà che avrebbero dato volentieri il proprio contributo e che, invece, sono state via via emarginate. Senza considerare tutti quei cittadini che, di elezione in elezione, hanno progressivamente perso interesse e motivazione, finendo per disertare i seggi e alimentare un astensionismo che dovrebbe indurre a ben altre determinazioni.

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