Ha generato un tam tam di indignazione che ha portato con sè una scia di domande, la rimozione del murales che ritraeva Marisa Leo, la 39enne uccisa dall’ex compagno – poi morto suicida – nelle campagne tra Mazara e Marsala lo scorso 6 settembre.
Tutto pulito. Senza neppure un segno, uno sfregio, della carta biodegradabile sul quale l’artista Fabio Ingrassia ha ritratto Marisa con un messaggio importante che lei stessa aveva pronunciato in un video contro la violenza di genere: “La mia essenza non è merce di scambio”.
Da oltre una settimana quel murales era sparito. Nessuna traccia il che ha fatto nascere tanti sospetti. Chi è stato a rimuoverlo? In un nostro editoriale, prendendo per buone le parole del sindaco di Marsala che si diceva perplesso per la strana ‘sparizione’ del murales sotto l’arco di Porta Garibaldi, provavamo a spiegare a chi dava fastidio quell’immagine.
Ieri, quando in serata è arrivato il comunicato con la spiegazione dei fatti da parte del sindaco Massimo Grillo (perchè non di mattina, anche l’indomani, o nel pomeriggio per dare maggiore visibilità alla notizia?), alcune risposte le avevamo già, come abbiamo detto sopra. Se fossero stati dei vandali o degli ‘stupidi’, semplicemente, avrebbero sfregiato l’opera. L’area invece era completamente ripulita, non solo il murales ma anche i vasi non c’erano più. Nessuna traccia.
Punto primo. La frase “Per quanto fosse toccante e pregna di significato, purtroppo bisognava prendere atto che l’opera, così come sottolineato anche dalla stampa locale, lì dove si trovava non sarebbe potuta rimanere a lungo per via delle leggi che tutelano i beni pubblici di interesse storico come Porta Garibaldi” dice il sindaco. A parte il fatto che in Italia ci sono sentenze che creano precedenti e in cui il giudice dà ragione allo street artist, il confine risulta labile persino quando si parla di Banksy.
L’articolo 734 del Codice Penale recita: “Chiunque, mediante costruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo, distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell’Autorità, è punito con l’ammenda da euro 1.032 a euro 6.197″. Ma essendo una carta rimovibile la questione può cambiare. Certo, non tutti possono attaccare manifesti in ogni parte della città, ma in questo caso non si trattava di una pubblicità, ma di un simbolo. Il simbolo del sacrificio che quotidianamente le donne compiono in ogni ambito della loro vita, il dolore provocato da una donna che ha perso la vita per mano del suo ex, mosso da chissà quale insano rapporto malato frutto del patriarcato; è anche il simbolo di tutte quelle bambine che devono sapere che una loro coetanea a 4 anni ha perso la sua giovane mamma.
Punto secondo. “Purtroppo, però, un dipendente comunale presente a quell’incontro ha inteso che l’opera andava rimossa subito ed ha così dato istruzioni a Formula Ambiente di procedere alla rimozione in uno dei turni successivi”, scrive sempre il sindaco, seguito da “… era mia intenzione chiedere a Fabio Ingrassia di spostare lui stesso l’opera in un altro sito, ma l’equivoco creatosi ha purtroppo fatto sì che l’opera fosse rimossa in tempi e modi di cui non eravamo a conoscenza“.
Ciò fa intendere che già, quindi, Massimo Grillo avesse partecipato ad una riunione sulla rimozione del murales dai muri di Porta Garibaldi, per cui quando in un precedente comunicato stampa si dichiarava dispiaciuto, nel momento in cui sosteneva “… la rimozione della tua bellissima opera non è responsabilità della mia Amministrazione“, in pratica non era la verità.
La responsabilità c’era e c’è eccome. Se c’era il dubbio sul fatto che il murales deturpasse monumenti cittadini, bisognava dirlo subito e fare in modo di spostare l’opera in tutta sicurezza, alla presenza dell’artista. E nell’assoluto silenzio e rispetto di quel momento.
Punto terzo. Appurata la vicenda, il sindaco si scusa e torna a parlare di responsabilità che questa volta c’è, chiedendo all’artista di rifare il dipinto.
Alcune domande a questo punto sorgono: che fine ha fatto il murales? Sotto chissà quale montagna di rifiuti smaltiti da Formula Ambiente? Perchè tutto è stato fatto in silenzio, probabilmente in orario notturno o alle prime luci dell’alba come fossero dei ladri in azione? Fabio Ingrassia dovrà rifare il murales o no? Perchè le svastiche e i simboli nazi-fascisti restano sui muri della Città, assieme a tante altre scritte stupide che realmente sfregiano il decoro della Città di Marsala?
Ingrassia non lascia dubbi e scrive nel suo profilo Facebook: “Cara Marisa troveremo un posto più bello, più luminoso e accessibile a tutti. Farò in modo che il tuo sorriso continui a splendere…perché tu sei Luce”.
L’artista rifarà il disegno per amore. Con la speranza che sia duraturo.
Quindi, improvvisamente, c’è un sindaco, un’amministrazione, un dipendente comunale che con insolita solerzia si riuniscono e decidono la rimozione di qualcosa che altera il decoro di un luogo pubblico o di un monumento….
Strano che però questo non avvenga di routine: angoli, strade, monumenti e luoghi pubblici , spiagge e litorali della Città sono in pieno degrado e nessuna sollecitudine da parte degli stessi soggetti si attiva ad ovviare allo scempio.
Caro Sindaco, a proposito di tutela di beni culturali e di monumenti storici, che dice di una stessa Porta Garibaldi e di una piazza lasciata in balìa di parcheggi caotici, contenitori di rifiuti visibili a cittadini e turisti e ad esercizi commerciali che con i “dehors” da voi stessi autorizzati, ostacolano la vista e talora financo il passaggio da parte di cittadini e turisti? Questo non è deturpare un luogo storico?