Il classico tè londinese sembra aver lasciato spazio ad un più “tonico” gin. Non foss’altro perché pare che l’ottima tempra degli abitanti di Buckingham Palace sia dovuta alla bevanda dell’estratto di ginepro, consumata in “quantità moderate”. Almeno stando alle indicazioni della Regina Madre, scomparsa a 101 anni nel 2002, la quale aveva messo via le mele per “4 drink al dì” (Gin e Dubonnet il suo cocktail preferito). Conferma di tali abitudini arrivava dopo la morte, nel 2007, dello storico maggiordomo di corte, William Tallon che, in un necrologio sul Telegraph, veniva riconosciuto come “il mago dei drink”. Il motto del «consumo d’alcol costante ma non eccessivo» è stato il paradigma dentro il quale è cresciuta anche l’attuale Regina che da poco ha smesso di bere il drink della “buona notte “, sotto consiglio medico.
E se il segreto della longevità stesse davvero in fondo ad un bicchiere di gin? Che ci sia un legame tra la salute e questo distillato è cosa nota e antica. Sempre da considerarne le quantità limitate, il gin è un alleato del buonumore ma anche dei dolori articolari e della ritenzione idrica. Un toccasana per le vie respiratorie e quelle urinarie tanto che, già i frati conservavano ricette di quintessenze segrete in bottiglie irriproducibili. Oggi erbe e distillati, si ritrovano in banconi di alchimisti come la “Farmacia Alcolica” palermitana che cerca di trovare soluzioni che avvolgano oltre al gusto, i restanti sensi. Gin come vero e proprio elisir ha stuzzicato oltre la curiosità di un favignanese, Nino Campo che, messi da parte gli studi per la Borsa, insieme a Thibaut Bastel, un francese che aveva appena comprato casa e orto a Favignana, e Davide Tedesco, con una grande passione per l’agricoltura, ha prodotto “L’isola di Favignana Gin”. «Per creare il Gin, abbiamo selezionato 12 botaniche con l’aiuto del Dottor Umberto Rizza, Farmacista ed esperto botanico Favignanese. Gli ingredienti sono stati scelti per la loro profonda complessità aromatica, che ha creato un Gin vero, unico, capace di riflettere persone e luogo. Il gin è privo di allergeni e glutine, senza aromi artificiali, dolcificanti o coloranti aggiunti. Ci dedichiamo a sostenere agricoltori, artisti e creativi dell’Isola di Favignana, per questo la nostra etichetta è stata progettata dal pittore Gaspare Bertolini. Il vetro per la nostra bottiglia è stato creato, da uno dei migliori vetrai Italiani, per rispecchiare i solchi della terra coltivata a mano».
Ma a mettere Favignana nel bicchiere, tutte le volte in maniera versatile e sempre unica, ci ha pensato Terry Monroe, le cui doti speciali le hanno dato la possibilità di salire al trono e diventare la regina del mixology. A Milano, le sue erbe aromatizzano cocktail preparati su un pianoforte a coda trasformato in bancone all’interno del suo primo locale (Opera33). La passione per le erbe e i liquori, le ha fate il giro del mondo senza farle mai girare la testa che, nonostante la fama, resta concentrata sulle essenze e sulle anime dei drink e dei locali che fa rinascere ad ogni tocco. Mia Terri, questo il suo nome di nascita, lavora «con l’olfatto e con il gusto cercando di ritrovare quello che è un percettivo del ricordo perché, la conferma di un ricordo, ce l’ho in un gusto» ed è così, ad esempio, che nelle sue “opere”, ritroviamo il suono dell’equatore con i suoi colori ed i suoi profumi oppure ci perdiamo nei grattacieli di New York sorseggiando un Manhattan.
«Favignana richiama iodio. Salinità nel respiro e non nel gusto, altrimenti diventa sgradevole -spiega la corona aromatiere – È necessario lavorare con delle erbe che potrebbero essere tranquillamente un timo serpillo o un origano, forse del pomodoro o il cappero di cui l’isola è ricca. Usare un profumo di limone ma, delicato. Un limone acerbo. Favignana la vedo come un’isola non tanto florida ma, un’isola calda. E calda per me significa arida, secca accarezzata da venti di scirocco. È vicina al medio oriente con cui si confronta da sempre. Per questo dialogo userei chiodi di garofano, cannella, noce moscata piuttosto che vari tipi di pepe. Per giocare col Mediterraneo usiamo invece le botaniche principali delle nostre tavole ed in particolare, molto versatili, le foglie di basilico che cambiano dimensioni adattandosi facilmente all’habitat come la menta».
Insomma, se è vero che l’unica cosa “sbagliata” che può esserci in mixology è l’inizio di una versione di “Negroni” fateci sapere di che cocktail è la vostra estate alle Egadi!
Marina Angelo