“Il mio cimitero di ricordi”, Giorgio Magnato si racconta…

redazione

“Il mio cimitero di ricordi”, Giorgio Magnato si racconta…

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venerdì 25 Marzo 2022 - 09:00

Giorgio Magnato è una delle figure più rappresentative del teatro marsalese in Italia e all’estero, con un lungo curriculum in giro nei palchi di mezzo mondo. Nemo Propheta in Patria, come tutta la sua famiglia, fatta di uomini di teatro, cultura e musica.

Dei Magnato solo Giorgio esiste e resiste, in un mondo a lui sconosciuto, ostico. “Vivo in un cimitero di ricordi“, dice all’esordio di quello che definisce un “testamento”. “Dopo una vita dedicata al teatro ora sono privo di interesse e desideri – ci dice l’attore e regista commendatore al Merito della Repubblica Italiana -. In pandemia ho avuto un crollo psicofisico. Per citare Guareschi, passo il tempo ‘nello sperare che il tempo passi’ notando l’abbandono nei miei confronti. Prima del Covid mi ero reso conto che i nuovi sistemi di ‘NON’ comunicazione hanno abolito la capacità di dialogo. Trascorro le mie giornate tra farmaci, letture e il ‘giro del nulla’ in tv”.

Magnato ricorda che dall’era Di Girolamo alla guida del Comune di Marsala, ad oggi, nulla è cambiato, anche se è grato alla precedente Amministrazione e all’attuale assessore Arturo Galfano – nonché all’amico Peppe Donato – per l’interesse mostrato alla fruizione della Legge Bacchelli in supporto degli italiani che hanno dato lustro al Paese.

Ho dato la mia disponibilità gratuita alla guida dei teatri cittadini – ricorda Magnato -, ma non ho ricevuto risposta. Mi rattrista, perché avrei dato tanto; non è stato tolto qualcosa a me ma ai giovani”. Come Socrate, che quando fu condannato dal Tribunale di Atene scelse di non difendersi, Magnato crede in una ‘legge superiore’ che compenserà tutto. Tant’è che qualche sera prima di morire, Socrate sognò una donna bellissima che gli disse che sarebbe morto a breve. “Questo mi fa capire che chi mi ha fatto del male, per ignoranza o cattiveria, un giorno pagherà”, dice il fondatore della Compagnia Lilybaeum che ha rappresentato 170 opere teatrali, di autori italiani e stranieri, e persino i testi del drammaturgo marsalese Lucio Galfano.

Magnato non vede futuro. Citando il Caligola di Camus, nella vita si crede di scegliere e invece si è scelti: “Il primo diritto di una persona dovrebbe essere scegliere di nascere: qual è il futuro dell’essere umano? Qualcuno ci ha messo al mondo – afferma – come un ingegnere che ha costruito una macchina. Se questa non funziona la colpa non è della macchina ma di chi l’ha costruita. Una volta nato ti assumi delle responsabilità, come fece mio fratello Vittorio, che andò a Modena e si scrisse all’Accademia Militare, divenne generale, decise di svegliarsi alle 5 di ogni mattino. Io non ho scelto, nonostante sono fiero della mia famiglia, tutti decorati e cavalieri della Repubblica”, e da qui parte il ricordo di Mimmo, attore teatrale, e di Aldo, direttore dell’Orchestra de Il Cairo.

Tornando alla “mancanza di comunicazione”, Magnato dice che la gente allontana la cultura perché “smuove le coscienze”, con la speranza che un’apocalisse “possa essere di rinnovamento”, mentre il Faust di Goethe ricorda: “ciò che freme nell’uomo è la parte migliore di lui”.

“Muore giovane chi è caro agli dei” riporta un frammento poetico di Menandro. “Mi sarei scambiato con un analfabeta o un assassino, perché non si accorgono di vivere – afferma il regista -. Conosco gli urli dei silenzi pieni di niente, nella mia vita ho conosciuto pseudoamici che sbandieravano la mia arte, barbari che trafiggono l’anima: una persona che ha fatto di me scempio sui Social con accuse sparse, un’altra senza personalità che ho cercato di rendere libera e che mi si è rivoltata contro; una terza che si è dimostrata quaquaraquà. Contro i barbari non c’è possibilità di difesa, ‘non gettate perle ai porci o vi sbraneranno’ diceva il Vangelo secondo Matteo. Non perdono chi mi ha fatto del male, chiedo venia solo per la mia icasticità. Detesto menzogne, tradimenti, sporcizia, ipocrisia, ladroneggio, vigliaccheria, pusillanimità, mancanza di dignità e amor proprio, inganni. Invito tutti a distinguere la dignità dall’orgoglio, il primo è il rispetto di sé, l’altro è imbecillità”.

E chiude con gli ultimi ‘grazie’ all’attore e regista Nino Scardino per la vicinanza, all’ex sindaco Eugenio Galfano che nel 2003/’04 gli affidò due corsi di teatro, ad Egidio Alagna per la proposta dell’onorificenza a Commendatore della Repubblica, all’ex senatore Pietro Pizzo e al sindaco Massimo Grillo per aver promosso, diversi anni fa, le attività della Compagnia Lilybaeum. “La terra è un Inferno illuminato dalla condiscendenza del sole” scriveva Papini nella “Preghiera al Cristo”.

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