Processo Cutrara, sentito un ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini

Linda Ferrara

Processo Cutrara, sentito un ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini

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sabato 18 Dicembre 2021 - 10:43

Il maggiore Giuseppe Del Sole è stato escusso dalla dottoressa Francesca Dessì, sostituto procuratore della DDA di Palermo. Nella ricostruzione dell’inchiesta, culminata con l’operazione del 2020 e l’arresto del capomafia di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, sono emerse le dinamiche interne del mandamento di Alcamo e i contatti con cosa nostra americana.

Si è svolta nella mattinata di lunedì l’udienza del processo “Cutrara”, scaturito dall’operazione antimafia del giugno del 2020, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani e coordinata dalla DDA di Palermo.

L’inchiesta portò all’arresto del principale imputato del citato processo, Francesco Domingo, considerato il reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo dagli anni 2000. Davanti al collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate e a latere i dottori Edoardo Bandiera ed Enrico Restivo, è stato esaminato l’ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini, il maggiore Giuseppe Del Sole.

Il teste, escusso dal sostituto procuratore, la dottoressa Francesca Dessì della DDA di Palermo, dunque, ha ricostruito le attività di indagini, iniziate nel maggio del 2015, sulle consorterie mafiose del territorio e coincidenti con la scarcerazione di Francesco Domingo. Le intercettazioni effettuate dai militari dell’Arma dei carabinieri sono invece cominciate nel marzo del 2016 e sono state protratte fino al 2018. Queste sono state implementate in particolare in contrada Gagliardetta, a Castellammare del Golfo, presso un’abitazione di campagna del Domingo. L’ascolto delle conversazioni tra quest’ultimo e altri sodali avrebbe messo in luce l’importante rete di contatti degli stessi e le dinamiche interne al mandamento di Alcamo (che comprende anche Castellammare e Calatafimi). In particolare, sarebbero emersi dei contrasti tra i capi mandamento. Nello specifico, sarebbe venuto fuori l’astio del Domingo nei confronti di Ignazio Melodia “u dutturi” (capomafia di Alcamo deceduto nel settembre del 2019) perché non avrebbe saputo amministrare il suddetto mandamento. Le divergenze all’interno della famiglia mafiosa di Castellammare avrebbero riguardato anche Mariano Saracino, arrestato nell’ambito dell’operazione Al Madarig. Al suo posto, sarebbe stato indicato Gaspare Maurizio Mulè, punto di riferimento di Ignazio Melodia, e per tale motivo una scelta non condivisa da Francesco Domingo. Inoltre, le indagini avrebbero evidenziato la disponibilità di armi presso l’abitazione del reggente castellammarese, il suo contatto e rapporto con gli imprenditori, il suo intervento per la riscossione dei crediti, per dirimere delle controversie e per il controllo dei terreni.

L’inchiesta avrebbe poi rilevato anche i contatti con altri sodali, come i Gallina di Carini e con cosa nostra americana, prevalentemente con affiliati della cosca Bonanno. Boss famoso di quest’ultima è stato Joseph Bonanno, il quale prese il posto negli anni ’30, dopo la sua uccisione, di Salvatore Maranzano, considerato il primo mafioso americano e l’organizzatore delle cinque famiglie mafiose newyorkesi. “Padrino” di Domingo sarebbe Giuseppe Montagna, il cui figlio Salvatore è stato ucciso in Canada. Con gli USA, Francesco Domingo avrebbe mantenuto i rapporti anche tramite il fratello Michele, con il quale si sarebbe incontrato al suo rientro in Italia nel periodo estivo. Tra le diverse conversazioni citate dal teste, vi è stata inoltre quella avvenuta tra Francesco Domingo e Antonino Mistretta, soggetto che sarebbe legato a Baldassare Amato, membro della famiglia Bonanno. Oggetto della discussione sarebbe stata la richiesta di autorizzazione, da parte del Mistretta, a poter frequentare un soggetto che probabilmente aveva collaborato con la giustizia: Gaetano Camarda, implicato nell’operazione “Tempesta” (appellativo con il quale veniva indicato Francesco Domingo) del 2004, considerato “testa di legno” del reggente di Castellammare del Golfo. Altra conversazione di rilievo menzionata dall’ufficiale è stata quella intercorsa tra Francesco Domingo e il figlio Vito, in merito all’attività di bonifica di microspie collocate dagli investigatori all’interno delle sue abitazioni ( di città e di campagna) e portata a termine grazie all’utilizzo di un dispositivo. Per la ricerca di altre microspie sarebbe stato anche contattato Rosario Antonino Di Stefano. Incontri con boss mafiosi d’oltreoceano sarebbero poi stati proposti al Domingo da altri suoi sodali, come Daniele La Sala, il quale si sarebbe occupato dell’organizzazione di una riunione con un suo parente proveniente dagli Stati Uniti, Michele Sottile, in Italia dagli inizi del 2016. La Sala avrebbe, inoltre, proposto al Domingo di tenere un incontro riservato con Antonino Sabella, altro sodale della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, presso la casa di un suo parente, Francesco Palmeri. Precisamente, si sarebbe dovuto individuare il soggetto che avrebbe dovuto portare a termine un’azione delittuosa nei confronti di Giuseppe Riccardo Galatioto, vicino a Mariano Saracino, perché avrebbe danneggiato i terreni appartenenti a Felice Buccellato. Il suddetto compito sarebbe stato dunque affidato a Carlo Valenti, fratello di Calogero e figlioccio del Buccellato.

La prossima udienza si terrà a gennaio 2022 per continuare l’esame del maggiore dei carabinieri.

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