Processo “Anno Zero” il pm di Marsala chiede condanne per oltre 160 anni

redazione

Processo “Anno Zero” il pm di Marsala chiede condanne per oltre 160 anni

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mercoledì 06 Ottobre 2021 - 11:14

 Condanne per complessivi 166 anni di carcere sono state richeiste dal pubblico ministero Francesca Dessì per i tredici imputati, in Tribunale a Marsala, del processo scaturito dall’operazione antimafia “Annozero” (blitz del 19 aprile 2018).
    Un’indagine che fu condotta dai carabinieri che ha visto coinvolti presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del superlatitante Matteo Messina Denaro (Gaspare Como e Rosario Allegra, quest’ultimo deceduto il 13 giugno 2019, a 65 anni, a seguito di un aneurisma cerebrale, nell’ospedale di Terni) e alcuni fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino.

Le pene più severe (25 anni di carcere) sono state chieste per Gaspare Como, al quale è contestato un ruolo di vertice nella “famiglia” di Castelvetrano, e per Dario Messina, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo.
   Il pm ha richiesto : 23 anni per Vittorio Signorello, anche lui di Castelvetrano, 20 anni per Bruno Giacalone, di Mazara del Vallo, 18 anni per Vito Bono, di Campobello di Mazara, 17 anni per il mazarese Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, detto “Coffa”, 16 anni per il castelvetranese Carlo Cattaneo.

Quest’ultimo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il pm, infine, ha invocato 8 anni di reclusione e 8 mila euro di multa per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero “Lillo” Giambalvo, 7 anni per il campobellese Giuseppe Accardo, 5 anni per Carlo Lanzetta, 4 anni ciascuno per Nicola Scaminaci, Giuseppe Tommaso Crispino e Maria Letizia Asaro.

Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, oltre all’associazione mafiosa, anche l’estorsione, i danneggiamenti (incendi), il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento.
    Nell’indagine, è emerso anche l’interesse della mafia nel settore delle scommesse on line.

Era stato il gup di Palermo Cristina Lo Bue a decretare il rinvio a giudizio per i due cognati della “primula rossa” per l’ex consigliere comunale Calogero Giambalvo e per altri 15 soggetti.

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