Il campo di via Istria e una scommessa di riscatto sociale

Vincenzo Figlioli

Il campo di via Istria e una scommessa di riscatto sociale

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sabato 07 Agosto 2021 - 08:06

Attività sportiva e inclusione sociale. Un binomio importante, spesso rivelatosi decisivo per la crescita dei quartieri popolari e che si è pensato di riproporre anche in via Istria, con la riqualificazione del campo di calcio, intorno a cui si è costruito un progetto di animazione sociale. A portarlo avanti, da poco meno di un anno, è un’Ats formata dall’associazione sportiva I Fenici, dal Calcio Femminile e dalla cooperativa Pega. Una scommessa difficile, ulteriormente complicata dalla pandemia, ma che nel lungo periodo può dare frutti importanti. Perchè via Istria (come Sappusi o Amabilina) non è solo un quartiere segnato dalla marginalità sociale, dallo spaccio o dalla presenza di discariche abusive, ma anche un luogo in cui vivono tante famiglie che non si arrendono al degrado e reclamano, da tempo, una maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

L’inizio, come prevedibile, è stato difficile. “Abbiamo parlato con don Giacomo Putaggio e con il comitato di quartiere per conoscere meglio la realtà in cui stavamo per inserirci – racconta il presidente de I Fenici, Marco Quattrociocchi – rendendoci subito conto che c’erano delle emergenze clamorose e che serviva davvero qualcuno che desse una mano”. Tra le maggiori criticità, c’è senz’altro la diffusione della droga, con una rete di spaccio che coinvolge anche i ragazzi più giovani, che vanno ad ingrossare le statistiche sulla dispersione scolastica, sedotti dalla possibilità di guadagni facili e di un tenore di vita apparentemente migliore di quello da cui provengono. “Di fatto, in una casa sì e una casa no è arrivato il crack”, prosegue il presidente de I Fenici, che non nasconde le difficoltà iniziali: “I primi tempi abbiamo subito insulti, furti, colla nei lucchetti. Un giorno qualcuno ci ha persino sguinzagliato un pitbull contro…”. Gradualmente, però, le cose sono cambiate. Un po’ perchè si è deciso di investire altri 5 mila euro sulla sicurezza dell’impianto e sul sistema di illuminazione, un po’ perchè i ragazzi si sono cominciati ad entusiasmare per le attività che venivano proposte, contagiando positivamente anche i familiari. L’impianto sportivo di via Istria, infatti, non è solo un luogo in cui si imparano le nozioni del rugby o del calcio femminile, ma un’occasione per parlare di educazione ambientale e alla salute, rispetto delle regole, pari opportunità. Numerose sono state anche le iniziative solidali, con la distribuzione di vestiti, scarpe, biciclette, mascherine anti-Covid e tanto altro. E’ stato persino attivato un pronto soccorso per traumi pediatrici, grazie alla disponibilità di alcuni volontari del campo medico.

“E’ importante – sottolinea il consigliere de I Fenici Moreno Debiasi – che una volta agganciati i ragazzi sappiano che qui sono al sicuro”. Il numero dei giovani che si sono avvicinati a questa nuova realtà è andato crescendo e, poco per volta, si sono aggiunte altre attività, come il corso di arte tenuto dal professore Enzo Campisi o quello di teatro con Luana Rondinelli. Ultimamente, anche altre realtà sportive si sono avvicinate al campo di via Istria, chiedendo di poterne usufruire per le proprie attività. “Siamo aperti a tutti – spiega Marco Quattrociocchi – ma abbiamo previsto che chi viene qui deve lasciare qualcosa al quartiere. Ad esempio, se ti serve un’ora il campo, poi devi dedicare un’ora ai ragazzi di via Istria. E’ un quartiere in cui non si può prendere senza dare”. E se è vero che a Marsala si fa presto ad applicare etichette ad ogni iniziativa, i dirigenti de I Fenici garantiscono: “Noi non siamo schierati con nessuno, siamo schierati con la città”.

In definitiva, il bilancio di questo primo anno è positivo: “Appena ci siamo conosciuti meglio non ci sono stati più problemi. Siamo lì per far sì che quest’impianto si conservi nella forma migliore possibile e che si rafforzi la coesione con il resto della città”. In quest’ottica, diventa importante coinvolgere i più giovani anche nella cura dell’ambiente, “perchè i bambini non possono vivere in mezzo alla spazzatura”. Ma, al di là degli obiettivi di breve-medio termine, c’è poi una speranza più ambiziosa, da coltivare per il futuro: “Fare in modo che ci si senta fortunati a vivere in via Istria, per le opportunità che sono state create”. Finora, non è stato così.

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