A Gibellina rinasce il Museo d’Arte Contemporanea: 400 opere in esposizione

redazione

A Gibellina rinasce il Museo d’Arte Contemporanea: 400 opere in esposizione

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giovedì 22 Luglio 2021 - 13:19

Nei primi giorni di marzo del 1980 un collezionista saccense incontrò il sindaco–esteta e ne restò affascinato, tanto da dirottare su Gibellina, che da poco più di dieci anni tentava di rimettersi in piedi, la sua enorme collezione di grafica. Il collezionista era Nino Soldano, il sindaco Ludovico Corrao: nasceva così la prima cellula del Museo d’arte contemporanea di Gibellina, sotto il tratto di Enrico Baj, Corrado Cagli, Pietro Consagra, Mimmo Rotella, Mario Schifano, per citarne solo alcuni. Non esisteva una sede, non c’erano spazi, le 83 opere della collezione Soldano furono momentaneamente conservate nei locali della scuola elementare e da lì trasferite, un anno dopo, in un’ala dell’Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII.

A distanza di oltre trent’anni, dopo l’ultima chiusura per ristrutturazione con fondi comunitari durata sei anni, il Museo viene riconsegnato alla comunità. Ieri (mercoledì 21 luglio), il MAC, il Museo d’arte contemporanea “Ludovico Corrao” di Gibellina è stato inaugurato alla presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, dell’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà, del direttore generale alla Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, Onofrio Cutaia; del vescovo di Mazara del Vallo,  Domenico Mogavero, della figlia del senatore Ludovico Corrao, Francesca Corrao, dell’architetto Mario Cucinella, incaricato del progetto di valorizzazione del Cretto di Burri. Dal sindaco di Gibellina Salvatore Sutera e dall’assessore alla Cultura Tanino Bonifacio – artefici della riapertura – è giunto l’appello ad una legge speciale a tutela e valorizzazione dell’inestimabile patrimonio di Gibellina.

L’attore Alessandro Preziosi ha letto frammenti de “La notte di Gibellina” di Massimo Recalcati. Omaggio a Franco Battiato del suo storico tastierista e amico Angelo Privitera che ha eseguito al pianoforte brani del cantautore, scomparso a maggio.

Il MAC ritorna alla luce dopo un complesso riallestimento che ne ridisegna interamente gli spazi, permettendo l’esposizione di 400 opere, il doppio di quante erano esposte prima della chiusura, ma solo una piccola parte delle oltre duemila che compongono “l’intera collezione, la più vasta del Sud Italia” come scrive il ministro della Cultura Dario Franceschini nel suo messaggio di saluto. Un progetto di riappropriazione del territorio che passa anche dal recupero e dal restauro, con la collaborazione dell’Accademia di Brera, di numerose opere che punteggiano Gibellina, restituendo un museo en plein air, unico nel mondo.

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Pittura, sculture, grafica, fotografie e maquette delle grandi opere di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri, suddivise in otto sezioni che segnano il percorso espositivo storico-cronologico, dal primo ‘900 alle ultime Avanguardie. E raccontano una storia contemporanea della rinascita nel segno dell’arte. Costruito e impaginato dal Comune di Gibellina, su progetto museologico di Tanino Bonifacio e allestimento di Alessandro Becchina, il MAC Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao è sostenuto dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Creatività contemporanea; dalla Presidenza della Regione Siciliana, dalla Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana; dagli assessorati regionali al Turismo e ai Beni culturali e all’Identità siciliana e dalla Fondazione Orestiadi. E’ inserito nella Rete Museale Belicina.

Da giovedì 22 luglio il MAC sarà aperto al pubblico dal martedì alla domenica (orari: 9.30 13 e 16 -20. Chiusura lunedì). Biglietto 7 euro, ridotto 5 euro. Nei due primi weekend (24 e 25 luglio e 31 luglio e 1 agosto), i residenti di Gibellina lo potranno visitare gratuitamente.

Ridare un volto umano alle strade troppo grandi per il semplice borgo contadino del Belìce prima del sisma del 1968; restituire bellezza dove ora esisteva solo cemento, ricomporre la memoria cercandola tra le macerie. Perché Gibellina non esisteva più, la ricostruzione l’aveva scrostata da vanedde, vicoli, piazzette di poche case, chiacchiere assolate; e l’aveva resa una cittadina senza anima, senza giovani e senza vecchi. Giunsero in tanti a Gibellina, per restituire la memoria: dopo essere stato allontanato dalla gestione degli appalti, Ludovico Corrao è di nuovo sindaco e vuole rispondere a chi gli chiede di guardare avanti, ma senza dimenticare. Con l’appoggio – che mai gli mancò – di Pietro Consagra, Corrao chiama gli artisti, che accorrono e punteggiano Gibellina di installazioni, architetture azzardate, virgole di contemporaneità. Gibellina punta su un progetto visionario: gli artisti giungono e creano opere site specific, lavorano in residenza, lasciano sul territorio un patrimonio straordinario, un vero “liber” di storia dell’arte contemporanea italiana del Secolo breve.

Con la riapertura del MAC, si possono finalmente rivedere opere straordinarie come il “Ciclo della natura”, le dieci grandi tele dedicate ai bambini di Gibellina, realizzate sul posto da Mario Schifano nella primavera del 1984; “La notte di Gibellina” di Renato Guttuso, dipinta in memoria della notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1970, nel secondo anniversario del sisma, quando mille fiaccole si accesero per ricordare allo Stato le macerie e le baracche: c’erano gli uomini e le donne del Belìce, gli artisti e gli scrittori – Zavattini, Caruso, Treccani, Cagli, Damiani, Zavoli, Levi – gli intellettuali che avevano risposto all’appello di Leonardo Sciascia e Ludovico Corrao, testimoni dell’atto d’accusa contro il Governo, chiamato a discolparsi di fronte al mondo civile. Ma sono soltanto due delle opere dell’enorme collezione del MAC: sono presenti Fausto Pirandello, Beniamino Joppolo, Antonio Corpora, Carla Accardi, Piero Dorazio, Pietro Consagra, Achille Perilli, Tano Festa, Toti Scialoja, Franco Angeli, Giulio Turcato, Mimmo Rotella, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Turi Simeti, Mimmo Jodice, Renata Boero, Christo, Pino Pinelli, Emilio Isgrò, Luca Patella, Marco Nereo Rotelli, Nino Mustica, Claudio Verna e tanti altri.

Sono esposti i “Prisenti”,  i drappi cerimoniali ricamati dalle donne di Gibellina su disegno di Carla Accardi a Renata Boero, Nja Mahdaoui, Carlo Ciussi e Giuseppe Santomaso. Simboli della religiosità contadina, sono divenuti opere d’arte contemporanea cariche di significato.

Otto sezioni per un museo contemporaneo, che dialoga con il territorio,  completo di servizi aggiuntivi di moderna concezione per uno spazio espositivo come una sala proiezione, un bookshop specializzato in editoria d’arte e una caffetteria che sta nascendo all’interno dello spazio consultazione e della biblioteca. E’ prevista anche la riapertura della sezione didattica del Museo rivolta alla formazione degli studenti del territorio.

Si parte dal Museo en plein air, spazio espositivo che racconta la storia della città di Gi­bellina prima e dopo il sisma del 1968. Una sezione che narra del progetto di rico­struzione delle case, del tessuto umano e culturale realizzata attraverso le donazioni di opere dei più grandi maestri dell’arte contemporanea internazionale. La Nuova Gibellina, immaginata dall’allora sindaco Ludovico Corrao, è nata dalla generosità creativa di artisti che hanno contribuito a trasformarla in un museo a cielo aperto e in un laboratorio di arte contemporanea. Sono esposti i plastici progettuali di sculture, opere architettoniche, palazzi, chiese e piazze disseminate in tutta la città: solo per citarne alcuni, la Porta del Belice | La Stella di Pietro Consagra, le Sequenze di Fausto Melotti, la Torre Civica di Alessandro Mendini, opere architettoniche come il Sistema delle Piazze di Franco Purini e Laura Thermes e la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni; una narrazione a parte, suscita la maquette del Grande Cretto di Alberto Burri.

Dal primo ‘900 fino alle ultime avanguardie, seguendo un itinerario espositivo storico e cronologico: la Sala Mario Schifano, la più impressionante, quella che resterà di certo scolpita nella memoria di ognuno: qui sono ospitate le dieci preziose tele, l’intero “Ciclo della natura” realizzato a Gibellina nella primavera del 1984, dedicato alla vitalità dei bambini e alle sostanze primigenie, acqua, aria e terra.

Segue la sezione dedicata alla collezione del mecenate e gallerista di origini saccensi Nino Soldano. Collaboratore di Giorgio Marconi, di Arnaldo e Giò Pomodoro, Soldano è molto attivo a Milano negli anni Settanta e Ot­tanta, ma resterà sempre legato alla sua terra: quando conobbe Corrao, decise che la sua collezione di opere grafiche – firmate da Renato Guttuso, Emilio Isgrò, Corrado Cagli, Lucio Del Pezzo, Luca Pa­tella, Pino Pinelli, Mario Staccioli, Emilio Scanavinio, Nanda Vigo, Claudio Parmeggiani, Tullio Pericoli e tanti altri – aveva trovato casa. Il primo maggio 1980, donò la sua collezione alla città di Gibellina, di fatto formando il primo nucleo di quello che oggi è il MAC.

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