Com’era bella la sfera perfetta
Che m’adattava all’ordine del mondo.
Con rabbia fu la voce maledetta
Degl’infiniti mondi senza fondo.
E ora immerso in questa vita infetta
Scopro che in questo corpo, che io inondo
Dei miei pensieri e smuovo lento o in fretta,
di corpi infiniti sovrabbondo.
Chi sono fui sarò chissà perché
Tre miliardi ce l’ho tra le gengive
Un miliardo lo inghiotto al dì, finché
Scopro che assomiglio a un gran covile
Con mille pecore matte, e non c’è
Che la mia voglia ad essermi gentile.
Giovanni Lombardo