Pescatori a casa: “mio figlio e mio marito hanno sofferto al buio, in carcere sono stati umiliati”. Il racconto delle 2 “donne coraggio” di Mazara

Tiziana Sferruggia

Pescatori a casa: “mio figlio e mio marito hanno sofferto al buio, in carcere sono stati umiliati”. Il racconto delle 2 “donne coraggio” di Mazara

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sabato 19 Dicembre 2020 - 07:03

Mio marito Nuccio è stato 72 giorni al buio. Sono stati costretti a mangiare dentro contenitori di metallo senza poter vedere quello che portavano alla bocca. Hanno subìto una sorta di violenza psicologica. Sono umili pescatori umiliati “.

La signora Rosetta è la “Mamma Coraggio” di Mazara. Ha 74 anni e suo figlio, Piero Marrone, è il capitano della Medinea sequestrata al largo delle coste libiche lo scorso 1 Settembre. Dopo 108 giorni di prigionia, lo scorso 17 Dicembre, di mattina presto, è iniziata a circolare la voce che i 18 uomini della marineria mazarese erano stati liberati dalle milizie del Generale Haftar. La gioia incontenibile delle famiglie riprese mentre si abbracciano e piangono di gioia, è ormai Storia. Ai nostri microfoni, anche un’altra donna coraggiosa, la signora Rosaria, moglie del motorista Nuccio Giacalone, ha voluto raccontare gli attimi di gioia non appena appresa la notizia del rilascio e ha ricordato con amarezza i giorni in cui tutti sembrava fermo.

Nemmeno ci credevo quando ci hanno comunicato che erano finalmente liberi. Quando ho visto le foto di loro sul pullman e davanti la barca e poi dentro la barca, è’ stata una emozione bellissima. Eravamo tutti insieme, abbiamo pianto di gioia. Abbiamo sofferto tanto, lottato tanto. A Roma, sotto la pioggia, al vento e al sole, mangiavamo fuori, però l’abbiamo fatto con amore perché volevamo i nostri pescatori a casa. Io volevo mio figlio a casa”.

La signora Rosetta non dimentica l’angoscia di quei giorni interminabili dove le notizie erano incerte, frammentate, spesso assenti.

“All’inizio, specialmente, non si parlava di questa vicenda e noi avevamo troppi pensieri pieni d’angoscia. Non sapevamo dove si trovavano. In 108 giorni abbiamo parlato solo una volta con loro, tutti insieme e non abbiamo avuto il tempo di chiedere nemmeno come stavano. Mio figlio era molto preoccupato per me. Io ho 74 anni e ho fatto una vitaccia. Certe volte mi sentivo giù ma ho sempre trovato la forza per continuare, per portare mio figlio e tutti i pescatori a casa.

Della protesta sotto la casa dei genitori del mazarese Ministro Alfonso Bonafede, la signora Rosetta ha ricordato la “correttezza” della protesta che non mirava a essere violenta.

Siamo andati sotto la casa mattina e sera, 2 volte al giorno a protestare. Non toccavamo nulla, nessun danno, ma gridavamo la nostra rabbia specialmente dopo che abbiamo visto che la nave turca e l’equipaggio sono stati rilasciati dai libici dopo 5 giorni di sequestro. Eravamo arrabbiati, ci sentivamo umiliati. Non vedo l’ora che passino queste ore per riabbracciare mio figlio. La mamma è mamma”.

L’arrivo dei pescatori con i pescherecci è previsto per Domenica mattina in tarda mattinata ma “Mamma Coraggio” spera nel bel tempo.

Noi speriamo che il mare sia calmo e che loro possano spingere i motori. E’ stato un lampo, un lampo inaspettato questo ritorno a casa”.

La signora Rosaria, moglie del motorista Onofrio Giacalone detto Nuccio, ha ricordato soprattutto le violenze psicologiche subìte da questi “umili” pescatori che volevano soltanto guadagnarsi il pane.

Mio marito Nuccio è stato 72 giorni al buio. Sono stati costretti a mangiare dentro contenitori di metallo senza poter vedere quello che mangiavano. Hanno subìto una sorta di violenza psicologica. La Farnesina però ci aveva detto che Di Maio sapeva quello che mangiavano. Non è vero niente. Ci hanno detto una bugia. Non vediamo l’ora che sia Domenica per riabbracciare questi uomini che hanno molto sofferto. Sono stati privati della loro libertà e questo non si fa. Io chiedevo e mi dicevano che erano trattati bene. Sono umili pescatori umiliati, questo sono. Questi uomini non hanno fatto niente di male, sono andati solo a lavorare e sono stati maltrattati e non si tratta male nemmeno un animale”.

La stoccata polemica non è mancata: Il governo non doveva permettere che suoi uomini italiani fossero trattati in questo modo, come delinquenti. Sono stati troppo lenti, non si dovevano allungare i tempi.

La signora Rosaria non sa se la liberazione dei pescatori mazaresi sia avvenuta cedendo al ricatto libico che pretendeva il rilascio dei 4 presunti scafisti libici detenuti in Italia.

Questo non lo so. So che forse al governo, almeno all’inizio, non hanno capito bene la situazione. Dimenticare non sarà facile. Il giorno di festa è stato il giorno in cui è arrivata la notizia della liberazione. Eravamo in un tunnel. È stata la fine di un incubo. Un giorno non passava mai. Non sapevamo come stavano. Ho già parlato con mio marito e ho detto che stanno tutti bene. Un po’ provati ma contenti di ritornare a casa.

Tiziana Sferruggia

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