“Il mio ricordo della partigiana Lidia Menapace e la irrisolvibile crisi del PD”. Intervista al Presidente ANPI Pino Nilo

Tiziana Sferruggia

“Il mio ricordo della partigiana Lidia Menapace e la irrisolvibile crisi del PD”. Intervista al Presidente ANPI Pino Nilo

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martedì 08 Dicembre 2020 - 12:58

La mia felicità è stata accompagnarla per comprare un regalo alla propria nipotina. E’ stato scoprire un lato intimo, personale. Ci tengo a dire che lei era una cattolica, staffetta partigiana femminista iscritta al PCI ma era una non violenta. Le uniche armi che portava addosso erano quelle che lei portava ai partigiani ma lei non avrebbe mai sparato. Qui a Marsala l’ho portata a visitate la lapide dei partigiani. La cosa che mi fa arrabbiare è che a Marsala nessuno del centro-sinistra abbia ricordato”

Un amarcord tenero e lucido, un racconto intimistico ed emozionale di una donna straordinaria come la staffetta partigiana che odiava le armi. Pino Nilo, Presidente della Sezione ANPI di Marsala ricorda il primo incontro con la carismatica Lidia Menapace al secolo Lidia Brusca, morta qualche giorno fa a Bolzano dopo essere stato ricoverata in Ospedale per Covid. Nilo, con il solito stile diretto non ha lesinato critiche a ciò che è il PD o meglio a ciò che è diventato.

Nilo, quando ha incontrato per la prima volta Lidia Menapace?

Negli anni del Movimento studentesco del ‘68. Insieme a lei ho incontrato il gruppo del Manifesto che allora era all’interno del PCI. Di quel gruppo facevano parte persone eccezionali come la stessa Lidia, Luciana Castellini, Rossana Rossanda, Luciano Pintor, Lucio Magri, Valentino Parlato. Erano così eccezionali che furono espulsi come reprobi dal PCI. Il Partito non comprese il loro valore perché troppo ripiegato, appiattito, sulle direttive sovietiche. Allora il segretario del partito era Luigi Longo.

Quanti anni aveva lei, Nilo?

Sedici o diciassette anni.

Dopo la loro espulsione, lei cosa fece?

Restai sempre con loro e con le 4 paginette de “Il Manifesto” che riuscivano a pubblicare.

Lei di cosa si occupava?

Le distribuivo nelle sedi universitarie, credevo in quello in cui credevano loro.

Ovvero?

La rivoluzione culturale ma non maoista al 100%.

Poi l’ha rincontrata?

Ho avuto la Grazia di stare seduto accanto a Lidia, a Firenze, durante il diciassettesimo congresso del PCI. Enrico Berlinguer era morto da poco. Si doveva eleggere il nuovo segretario. Io ero segretario del PCI a Serra Riccò . Feci una gaffe in quell’occasione.

Che gaffe fece?

Le chiesi : scusa compagna ma tu non sei Luciana Castellini? Lei mi rispose: io sono Lidia Menapace però è la stessa cosa. Quel congresso durò 3 giorni e lei mi spiegò quello che non riuscivo a capire, certe battute. Allora fu eletto come segretario Alessandro Natta. Era molto critica perché i tempi concessi ad ogni politici erano contingentati e ricordo che allora Luciano Lama parlò più del dovuto e fu fischiato. Fischiarono anche Nilde Jotti e lei la difese. Disse: ma insomma! 5 minuti in più cosa sono?

Lei era all’ITC 4 anni fa durante l’incontro con i giovani studenti?

Sì. Io avrei voluto abbracciarla e prolungare quell’abbraccio e parlare di tante cose. Purtroppo c’è stato poco tempo. La mia felicità è stata accompagnarla per comprare un regalo alla propria nipotina. E’ stato scoprire un lato intimo, personale. Ci tengo a dire che lei era una cattolica, staffetta partigiana femminista iscritta al PCI ma era una non violenta. Le uniche armi che portava addosso erano quelle che lei portava ai partigiani ma lei non avrebbe mai sparato. Qui a Marsala l’ho portata a visitate la lapide dei partigiani. La cosa che mi fa arrabbiare è che a Marsala nessuno del centro-sinistra abbia ricordato.

Che ruolo ha oggi il centro sinistra anche o soprattutto a livello locale?

Quando sento dire ad esponenti politici locali che bisogna ripartire dal territorio, penso che è una stupidaggine. Cosa significa ripartire dal territorio?

Eh, cosa significa?

Se hai un solo un circolo in tutta la città mentre nel periodo in cui io ero nei DS c’erano 11 Sezioni, di cosa stiamo parlando? Io andavo una volta alla settimana a visitarli. Io dico che bisogna ripartire dal territorio tenendo fermi alcuni punti fondamentali. La memoria storica che non è solo partigianesimo e resistenza ma è fatta da tanti compagni che si sono spesi durante la campagna elettorale.

Ripartire dal territorio non significa soprattutto smetterla di essere radical chic trincerati nei salotti a parlare di cultura e di altro e non di popolo?

Lo saranno sempre purtroppo. Sono nei salotti borghesi e qui hanno chiuso le Sezioni.

Perché le hanno chiuse?

Lo statuto del PD dice che non ci devono essere.

Lei crede che il PD possa cambiare rotta?

No. Quando è stata fatta la fusione freddo fra Margherita e DS si è passati alla scissione a caldo ed è rimasta l’anima democristiana. Aveva più forza.

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