Cgil, Udi e associazioni contro il cimitero dei bambini mai nati di Marsala: “Ricorso al Tar”

redazione

Cgil, Udi e associazioni contro il cimitero dei bambini mai nati di Marsala: “Ricorso al Tar”

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martedì 17 Novembre 2020 - 15:56

“La Cgil Sicilia, la Cgil di Trapani e il Circolo “Franca Rame” dell’Udi di Trapani hanno presentato tramite i legali, Pietro Vizzini e Nadia Spallitta, un ricorso al Tar contro la delibera dell’Amministrazione comunale di Marsala precedente all’attuale che istituisce il cimitero dei bambini mai nati. Il suddetto atto data 12 agosto 2020, è passato con soli tre voti contrari del Consiglio comunale ed è esecutivo dal 26 settembre. Si sono unite al ricorso anche le associazioni “Metamorfosi”, Ande, il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” e la Commissione pari opportunità del Tribunale di Marsala, rappresentate da Anna Maria Bonafede, Giuseppina Passalacqua, Francesca Parrinello e Adele Piipitone”.

Cgil e Udi, con le rappresentanti Mimma Argurio, Antonella Granello e Valentina Colli parlano di “delibera ignominiosa”, chiedendo che venga “stralciata per evidente illegittimità”.

“E’ un atto pretestuoso negli intenti – aggiungono – su una materia che è normata in modo da garantire regole universali e diritti costituzionali. Non si capisce dunque l’esigenza di minare la libera scelta delle donne imponendo, attraverso provvedimenti amministrativi, cosa si debba fare per non urtare una presunta ‘etica comune’”.
Le organizzazioni che hanno presentato il ricorso fanno sapere di avere chiesto più volte all’amministrazione comunale di tornare sui propri passi, evitando di sferrare quello che definiscono “…un subdolo attacco alle donne attraverso una inutile e fuorviante criminalizzazione della legge 194 col tentativo di colpevolizzare le donne che abortiscono” e di avere deciso di spostare sul terreno giuridico la loro iniziativa dopo avere registrato indisponibilità al confronto.

Cgil e Udi ricordano che le norme in materia prevedono che “…solo dopo la 28^ settimana di gestazione, quando i feti diventano bambini, possono essere registrati all’anagrafe e avere una tomba. Prima possono essere reclamati dalle famiglie o tumulati in fosse comuni dagli ospedali. “I diritti delle donne – sostengono le organizzazioni- non devono diventare terreno di scontro, siamo determinate a preservarli affermando le faticose conquiste raggiunte, senza cedere di un passo di fronte a intenti populisti e personalistici, sintomatici della cultura patriarcale che dell’autodeterminazione, ancora oggi, tenta di fare strame”.

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