Scrive Vito Reina sugli accessi al mare

redazione

Scrive Vito Reina sugli accessi al mare

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giovedì 27 Agosto 2020 - 08:48

Se io fossi un amministratore pubblico affronterei il problema da un punto di vista della pubblica salute e sicurezza per i cittadini. Infatti, si potrebbe verificare che un bagnante, anche se ha raggiunto l’arenile di quei luoghi da accessi adiacenti, venga colto da un malore, per cui occorre fare intervenire subito il 118 per avere l’ambulanza. Ovviamente i tempi dovranno essere molto rapidi, ma il mezzo si dovrà fermare per il soccorso all’ingresso delle stradelle d’accesso, in quanto le stesse vengono trovate chiuse da un cancello. Allora i medici ed il personale addetto cosa dovrebbero fare, andare a piedi perdendo momenti preziosi che sicuramente potrebbero salvare la vita del bagnante? Ovviamente spero che questa evenienza non accada mai, ma se dovesse accadere, state certi che il paziente o paziente moriranno. Comunque sempre in merito alla interdizione da parte dei cittadini di potere accedere al mare attraversando cosiddette stradelle private, leggo e riferisco, quanto segue: Il Consiglio di Stato con la sentenza Sez. VI, n.4386 del 31 luglio 2012 statuisce quanto segue: “La proprietà privata di un’area non esclude l’uso pubblico della stessa, infatti, un’area privata può ritenersi assoggettata ad uso pubblico di passaggio quando l’uso avvenga ad opera di una collettività indeterminata di soggetti in qualità di cittadini, ossia quali titolari di un interesse pubblico di carattere generale, e non solo da soggetti che si trovano in una posizione qualificata rispetto al bene gravato. L’uso del bene da parte della collettività indifferenziata per lunghissimo tempo comporta l’assunzione da parte del bene di caratteristiche analoghe a quelle di un bene demaniale (Cons. Stato, Sez. IV, 15 giugno 2012, n. 3531; Sez. V, 10 gennaio 2012, n. 43).

Vito Reina

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