“Niente bombola di ossigeno in provincia”, a Marsala l’odissea della signora Paola e della sua famiglia

redazione

“Niente bombola di ossigeno in provincia”, a Marsala l’odissea della signora Paola e della sua famiglia

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lunedì 15 Giugno 2020 - 09:32

Una storia di malasanità è accaduta in queste ore a Marsala. Una storia che denota come la situazione nelle strutture ospedaliere del territorio e più in generale del sistema sanitario nel post-Covid non sia affatto delle migliori anzi, manifesta delle falle enormi quando si presentano dei casi seri.

Una donna di 87 anni, Paola Rosa Giovanna Fici, ha subìto la frattura dell’anca. Una cosa comune, purtroppo a una certa età, se non fosse per tutto quello che è accaduto dopo: una vera e propria odissea tragica. A raccontarci la storia è una nipote, Clara Marino: “Il medico in ospedale, quando abbiamo portato mia nonna al Paolo Borsellino, ci aveva detto che potevamo riportarla a casa perchè o in ospedale o nella sua abitazione era lo stesso ai fini della degenza. Ma dopo 15 giorni ieri mia nonna ha iniziato a vomitare ed è peggiorata di ora in ora – ci dice Clara -. Ho chiamato il medico di famiglia, la guardia medica, il 118. Addirittura il 118 mi ha detto che in Pronto Soccorso era arrivato un sospetto caso di Covid-19 (poi smentito, n. d. r.)”.

La signora Paola ha iniziato ad avere un grado di saturazione di ossigeno prima del 99%, “… la dottoressa Savona del 118, mi scrive nel referto medico che ha bisogno della bombola di ossigeno e dopo varie ricerche nelle farmacie di turno e diverse telefonate, scopriamo che non c’era una bombola di ossigeno in Provincia di Trapani. O meglio. C’erano a Marsala tre farmacie di turno, Ardizzone, Pellegrino e Alagna di contrada Pispisia, ma avevano tutti le bombole scariche, non per colpa loro. Causa Coronavirus ci sono stati dei ritardi per ricaricarle. Gli stessi farmacisti, in maniera molto gentile, si sono messi a disposizione, chiamando altri colleghi della Provincia e nessuno aveva una bombola d’ossigeno. Dopo altre telefonate, ne hanno trovata una a Palermo, ma la situazione continuava a peggiorare, non c’era il tempo di andare fino a Palermo, la nonna stava entrando sempre più velocemente in uno stato soporifero, respirava a fatica“, racconta.

Nessuna bombola di ossigeno in tutta la Provincia di Trapani o almeno secondo le primissime ricerche peraltro effettuate da farmacisti deputati a farlo. E pensare che l’Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina delle farmacie afferma: “Non esistono limiti nella fornitura di ossigeno terapeutico F.U. nella forma gassosa. Per la forma liquida la prescrizione a carico del SSN è limitata ai soggetti affetti da insufficienza respiratoria cronica in ossigenoterapia a lungo termine. Le bombole di ossigeno possono essere fornite direttamente al domicilio del paziente da parte del grossista, ma la ricetta deve essere spedita dal farmacista in farmacia, nel senso che la ricetta deve essere in farmacia e il farmacista deve controllare che la fornitura al paziente sia effettivamente relativa a Ossigeno terapeutico” (vedi http://www.fcr.re.it/accordo-collettivo-nazionale-per-la-disciplina-dei-rapporti-con-le-farmacie). Per il vero Federfarma, la Federazione dei Farmacisti italiani, ha più volte negli anni e non solo ad inizio pandemia, denunciato il disservizio nella fornitura dell’ossigeno chiedendo un tavolo tecnico con il Ministero della Salute e l’Aifa, in quanto le ditte produttrici non avevano bombole di ossigeno sufficienti e “essendo la materia ancora incerta e il prezzo di rimborso contenuto”, non avevano intenzione di investire nell’acquisto di nuove bombole (vedi https://www.ordinefarmacistiroma.it/federfarma-ossigeno-disservizi-nelle-forniture-serve-un-tavolo/).

A queste condizioni richiamo il 118 ieri sera intorno alle 20.30 affinchè mia nonna venisse ricoverata in ospedale perchè era l’unica opportunità per darle l’ossigeno – ci racconta ancora Clara Marino -. Quelli del 118 mi dicono che non erano stati avvisati dell’urgenza del caso. Eppure mia nonna era ancora a casa a delirare con la febbre a 39°. A tal punto viene prelevata e, pare da prassi, trattata come caso di Covid. E’ qui che mi consigliano di denunciare subito il fatto, perchè per legge in Provincia deve esserci una bombola di ossigeno”.

Poi la corsa in ospedale alle 22. “Qui l’anestesista ci dice che il grado di saturazione dell’ossigeno è 95% e che le speranze di vita di mia nonna si abbassano – afferma la nipote -. All’1 circa di notte ci chiamano per la firma, per sapere se rinunciamo all’accanimento terapeutico con l’intubazione. Oltre allo strazio di vedere mia nonna stare malissimo, oltre alla paura di perderla, alle corse in ospedale, anche quelle per denunciare subito il fatto alle autorità competenti. Prima sono andata a Villa Araba, nella sede dei Carabinieri, anche se era ora tarda. Purtroppo, nonostante mi sia presentata con nome e cognome chiedendo di parlare con qualcuno, l’appuntato di turno non si è a sua volta presentato e non mi ha nemmeno fatto entrare. Allora, profondamente costernata, sono andata negli uffici della Polizia di via Verdi e qui gentilmente, mi hanno detto di tornare l’indomani mattina a presentare la denuncia perchè ormai era notte”. Adesso Clara farà il suo dovere, denuncerà la mancanza di bombola di ossigeno.

Le ultime notizie sono che dall’ospedale al momento non danno informazioni alla famiglia, ma pare che la donna sia ancora viva e comunque monitorata. Intanto continua l’iter tra forze dell’ordine e medici, in primis per trovare il riferimento normativo in cui si afferma che ci deve essere una bombola d’ossigeno nell’ambito territoriale.

A questo punto ci sono tante risposte da dare alla famiglia della signora Fici che si trova in fin di vita. A lei e a tutte le altre persone che necessitano dell’ossigeno. Non possono morire delle persone affinchè i disservizi vengano sistemati. E con la salute non si scherza mai. Questa pandemia una cosa doveva insegnarla.

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