Coronavirus, non condividono il piano anticovid. Si dimettono i medici del comitato scientifico regionale

redazione

Coronavirus, non condividono il piano anticovid. Si dimettono i medici del comitato scientifico regionale

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venerdì 22 Maggio 2020 - 17:32

E’ scontro tra il comitato tecnico-scientifico regionale Covid-19 e la Regione sul nuovo piano sanitario illustrato giovedì in conferenza stampa a palazzo d’Orleans dall’assessore alla Salute Ruggero Razza. Dopo la firma della circolare che apre la fase 2 della sanità, i membri medici del comitato hanno rimesso in blocco il mandato nelle mani del presidente della Regione nello Musumeci che li aveva nominati.

I tecnici non hanno condiviso i provvedimenti assunti in tema di politica sanitaria, che non recepiscono due delle misure-chiave suggerite dalla commissione in un parere di oltre due settimane fa.

I tecnici contestano in particolare l’abolizione di fatto dei Covid hospital: a partire dal 25 maggio, infatti, vengono riaperte tutte le attività sanitarie finora sospese e per i pazienti covid positivi si prevedono posti letto “con relativi e adeguati percorsi separati all’interno di tutte le strutture ospedaliere”. Ciò significa che gli eventuali nuovi casi potranno essere trattati in tutti gli ospedali, anche quelli che nella fase 1 sono stati esclusi. Di fatto diventano ora tutti ospedali misti.

I Covid center per i ricoveri dei nuovi casi da attivare in 48 ore e infine ospedali Non-Covid con aree grigie per i casi sospetti e la possibilità di riconvertirli in Covid in una settimana in caso di aumento improvviso dei contagi.

L’altro punto contestato dai tecnici è la decisione di non sottoporre tutti i pazienti in attesa di ricovero programmato a tampone prima. Nella circolare varata dall’assessore, infatti, il tampone pre-ricovero è previsto solo per chi deve essere sottoposto a procedure anestesiologiche (ovvero chi deve sottoporsi a intervento chirurgico ed essere intubato), mentre per tutti gli altri pazienti sono previsti test sierologici. Obbligo che vale sia nel pubblico che nel privato.

Una decisione che contraddice i suggerimenti dati dalla commissione e in controtendenza rispetto a molte altre regioni che invece hanno previsto tamponi per tutti coloro che devono essere ricoverati. Secondo i tecnici, infatti, i test sierologici non restituiscono l’eventuale situazione di positività in corso del paziente ma hanno un buco di almeno 8-10 giorni.

Ecco perché la componente medica del comitato scientifico ha rimesso in blocco il mandato.

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