Le
scommesse ai tempi del Coronavirus, si potrebbe iniziare così per
descrivere quello che sta succedendo in questo momento storico così
particolare. L’Italia, così come il mondo intero, si trova a dover
fronteggiare un nemico nuovo, sconosciuto, con tutto ciò che questo
comporta in termini di complessità.
Il virus si sta abbattendo
non soltanto sulla salute dei cittadini ma anche sulle economie dei
paesi mettendole a dura prova. Nessun comparto è escluso, anche
quelli che da sempre erano il fiore all’occhiello in materia di
entrate per lo Stato. Tra queste può essere certamente citato il
calcio, una miniera d’oro per l’Italia in grado di produrre un
giro di affari di quasi 5 miliardi dei quali circa 1,2 finiscono
proprio nelle casse dello Stato.
A questi numeri devono poi essere
aggiunti quelli generati da un altro comparto particolarmente ricco:
quello delle scommesse sul calcio. Oltre il 70% del totale delle
scommesse sportive, ovvero 8 miliardi di euro, sono riferite proprio
al pallone. Una platea enorme, quella degli appassionati di
scommesse, che ad oggi può solo aspettare o puntare in modalità
live sui pochi campionati in essere: uno soltanto per la precisione,
visto che i campionati sono tutti fermi a parte il calcio bielorusso
e poco altro, come si può vedere analizzando le scommesse
live del sito Betnero. Attualmente gli incontri della Bielorussia
Premier League sono gli unici sui quali è possibile
scommettere.
Tornando
ai numeri generati dalla azienda calcio e dalle scommesse, questi ci
fanno comprendere meglio quanto sia disastroso, a livello economico,
lo stop al campionato di Serie A dovuto al Coronavirus. Non per
niente si sta provando a fare di tutto per riprendere il campionato
il prima possibile: il
presidente della Federcalcio,Gabriele Gravina
ha più
volte ribadito l’esigenza e la volontà di ripartire quanto prima.
Sono al vaglio diverse
soluzioni, anche perché la complessità sarà legata all’esigenza
di dover prendere una decisione di insieme, mettendo d’accordo
tanti soggetti: dal Governo al mondo scientifico passando per le
società di calcio e gli organi di gestione, quali Coni e Federazione
per l’appunto.
Le esigenze sono diverse, al primo posto
dovrebbe esserci quella di preservare il più possibile la salute;
non tanto dei semplici cittadini, visto che qualora si riprendesse lo
si farebbe ovviamente a porte chiuse. Ma soprattutto quella dei
calciatori e dei vari tesserati, onde evitare che una ripresa
affrettata dettata da esigenze economiche si trasformi in un veicolo
per una nuova diffusione del virus.
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