Rifiuti in Sicilia, tra infiltrazioni mafiose e responsabilità della politica: presentata la relazione della Commissione regionale Antimafia

redazione

Rifiuti in Sicilia, tra infiltrazioni mafiose e responsabilità della politica: presentata la relazione della Commissione regionale Antimafia

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giovedì 16 Aprile 2020 - 17:43

Cinquanta audizioni e migliaia di pagine attentamente esaminate per far luce sulle dinamiche riguardanti uno dei settori che maggiormente in questi anni si sono rivelati oggetto degli interessi di Cosa Nostra.

Nel corso della conferenza stampa (tenutasi tramite l’applicazione Google Meet, nel rispetto delle misure anti Covid-19), in attesa che ci siano le condizioni per un dibattito all’interno dell’Ars, il presidente della Commissione Regionale Antimafia Claudio Fava ha illustrato i contenuti principali della relazione approvata all’unanimità dai componenti e che delinea un quadro “opaco e a tratti imbarazzante”: l’accordo “a tavolino” dei raggruppamenti aggiudicatari della convenzione per la realizzazione dei termovalorizzatori voluti da Cuffaro; la stagione delle generose autorizzazioni rilasciate in favore dell’impiantistica privata durante i governi successivi; le molte anomalie che hanno caratterizzato i relativi iter autorizzativi; le interferenze pubbliche e private; la pervasività della criminalità organizzata; il ricorso agli affidamenti diretti negli enti locali (almeno nel 33% dei Comuni siciliani); l’aumento significativo delle pratiche corruttive sanzionate dall’autorità giudiziaria (per ultima, la sentenza di condanna nei confronti di un funzionario regionale, l’architetto Cannova, e di alcuni imprenditori del settore, tra i quali l’ex patron dell’Oikos S.p.A., Domenico Proto).

“Abbiamo ricostruito vent’anni di scelte politiche ed amministrative per capire quali fossero le ragioni d’un sistema ancora fortemente imperfetto che prevede, come unico esito possibile, il conferimento finale alle grandi discariche private”, ha affermato Fava, evidenziando come sia emersa una sorta di subordinazione della classe dirigente rispetto a “gruppi di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica”. “Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale sono gravi”, aggiunge Fava. “Abbiamo ascoltato presidenti, assessori che per vent’anni, con pochissime eccezioni, hanno di fatto abdicato alla loro funzione di indirizzo politico, rendendosi invece disponibili ad un sistema di interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al sistema Montante”.

Inquietante, poi, il passaggio riservato ad alcuni scioglimenti per infiltrazioni mafiose disposti in Sicilia, a fronte di inchieste che si sono tutte concluse con il proscioglimento degli amministratori locali indagati o rinviati a giudizio. A riguardo, la Commissione Parlamentare Antimafia ha parlato di uso “disinvolto e strumentale” di tale strumento, ipotizzando che, in talune circostanze (come nei casi di Scicli, Siculiana e Racalmuto), sia “oggettivamente servito a rimuovere, assieme alle amministrazioni comunali, le posizioni contrarie che quelle amministrazioni avevano formalizzato sulla ventilata apertura o sull’ampliamento di piattaforme private per lo smaltimento dei rifiuti”.
La relazione ha voluto offrire una lettura critica, ed assolutamente inedita, anche sui metodi e i criteri di affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani. Sono stati raccolti e messi a confronto tra loro i dati di 381 comuni (sui 390 della Sicilia) forniti dall’assessorato regionale competente, dagli uffici UREGA e dalle stesse amministrazioni comunali.

Nelle conclusioni, la Relazione esprime un’urgenza, e cioè che “occorre rendere la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia una risorsa produttiva ed economica ed al tempo stesso un’occasione di dignità civile collettiva”, ribadendo che per farlo è necessaria “una risposta delle istituzioni e della politica rapida, alta e ferma alle pratiche corruttive, al prevalere degli interessi privati, a certe inerzie della funzione amministrativa” (cfr. pag.173).

L’auspicio da parte della Commissione, infine, è quello di dotarsi di una governance pubblica “in grado di individuare e realizzare tutte quelle condizioni tecniche, logistiche ed organizzative che consentano di adeguare le modalità di erogazione dei servizi di igiene urbana ed ambientale agli standard europei, uscendo dalla logica emergenziale e dalla ricerca di soluzioni di corto respiro”, una logica che finora, così come scritto dalla Commissione, ha finito “per svilire qualsivoglia aspetto programmatico o per favorirne il repentino accantonamento”.

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